I Top & Flop dell'era Pallotta
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Marco Rossi Mercanti
Il 27 agosto 2012, dopo circa un anno di “interregno” firmato Thomas DiBenedetto, James Pallotta veniva eletto nuovo presidente dell’AS Roma. Il 5 agosto 2020, a distanza di quasi 8 anni, la Roma comunicava la firma dell'accordo vincolante con Dan Friedkin, pronto così a subentrare all'ormai ex patron di Boston.
Andiamo ad analizzare, in questo lasso di tempo, quali sono stati gli eventi "Top" e quelli "Flop":
TOP
I 5 PODI CONSECUTIVI – Dalla stagione 2013/2014 a quella 2017/2018 la Roma ha chiuso per cinque volte consecutive nel podio della Serie A (3 volte seconda, 2 volte terza, ndr), evento mai verificatosi in 92 anni di storia. Tali risultati, inoltre, hanno portato i giallorossi a qualificarsi 5 volte consecutivamente alla Champions League, raggiungendo però la fase a gironi in 4 occasioni a causa dell’eliminazione subita al preliminare dell’estate 2016 contro il Porto.
ROMA-BARCELLONA 3-0 – Continuando a menzionare questa partita si rischia di diventare stucchevoli ma, d’altronde, è impossibile non includerla nei migliori momenti dell’era Pallotta. 10 aprile 2018, la Roma doveva rimontare il 4-1 subìto al Camp Nou per raggiungere la semifinale di Champions League, evento realizzatosi grazie alle reti di Dzeko, De Rossi e Manolas. Indimenticabile la gioia dei tifosi riversatisi a festeggiare l’impresa per le vie della Capitale, con l’ormai celeberrimo “tuffo” di Pallotta nella fontana di Piazza del Popolo a suggellare l’impresa.
ROMA CARES – Al contrario di qualche voce fuori dal coro, l’ex presidente James Pallotta è stato da sempre attento e propenso a organizzare attività benefiche coinvolgendo il club. La nascita di tale Onlus nel 2014 funziona proprio in tal senso, con la società capitolina in prima fila per aiutare i più bisognosi attraverso diversi eventi, come visite dei calciatori negli ospedali o maglie messe all’asta sempre con ricavati da devolvere, appunto, in beneficenza.
FLOP
ZERO TITOLI – Non bisogna ovviamente rinnegare quanto di buono la Roma ha fatto in campionato ed è stato giustamente ricordato nei Top. Tuttavia, è doveroso anche sottolineare come James Pallotta chiuda la sua gestione con la bacheca di Trigoria ferma ancora alla Coppa Italia conquistata contro l’Inter nel 2008. Per un club come la Roma, da anni stabilmente tra le prime in Serie A, non portare a casa un trofeo ufficiale è un fatto deludente che ha portato allo scoramento dei tifosi giallorossi, amplificato anche dai recenti successi dei cugini biancocelesti. Vero, Coppe Italia e Supercoppe Italiane non sono scudetti o Champions League, ma vedere comunque alzare trofei sull’altra sponda del Tevere non ha certamente contribuito a placare le proteste di parte della tifoseria nei confronti di Pallotta.
LA GESTIONE DEI CAPITANI – Il 7 giugno 2016 Francesco Totti firmava il rinnovo sino al 30 giugno 2017, con il comunicato della Roma che certificava come quello fosse il suo ultimo contratto da calciatore. Nonostante tale chiarezza, Pallotta fu fischiato durante le celebrazioni post Roma-Genoa per l’eterno capitano, avviato al ritiro. Un’ultima stagione da giocatore di certo non memorabile per Totti (3 reti e 28 presenze, quasi tutte da subentrato, in tutte le competizioni), condita dal rapporto ai minimi termini con il tecnico Luciano Spalletti, anch’egli al passo d’addio: forse una presenza più costante di Pallotta nella Capitale sarebbe servita quantomeno per provare a mediare i rapporti tra i due e rendere meno polemico il suo addio. Come se non bastasse, due anni dopo sorte analoga spetta al degno erede, ovvero Daniele De Rossi. In una conferenza stampa indetta il 14 maggio 2019, l’ex numero 16 annuncia pubblicamente: “La società ha deciso di non rinnovare il mio contratto ma lo avevo capito: d’altronde, se nessuno ti chiama per mesi e hai il contratto in scadenza...”. Anche in questo caso, per quello che ha rappresentato De Rossi in una piazza come Roma che spesso “si identifica” con i suoi capitani romani e romanisti, sarebbe servito un altro tipo di gestione. A chiudere il cerchio, il “secondo” addio di Totti (questa volta da dirigente) nella lunga conferenza stampa del 17 giugno 2019, con tanto di consiglio finale a Pallotta: “Deve capire i problemi dentro Trigoria, ma non ho mai avuto modo di fargli capire certe cose. La Roma è la Roma, il resto non conta. Lui deve essere bravo a cambiare registro”.
LE DEBACLE CONTRO BAYERN MONACO E FIORENTINA – Premessa: una sconfitta non può e non dovrebbe mai condizionare quello che è il risultato finale di una stagione. Tuttavia, vedere la propria squadra perdere 1-7 in casa contro il Bayern Monaco (Champions League) e 7-1 contro la Fiorentina di Pioli (Coppa Italia) sono macchie pesanti che resteranno per molto tempo nella mente dei supporters capitolini. A queste roboanti sconfitte, si aggiungerebbe anche il 6-1 contro il Barcellona del 24 novembre 2015, risultato parzialmente o totalmente rimosso dopo l’epica notte descritta pocanzi.
LE LUNGHE ASSENZE – Siamo ormai nel 2020 e diverse società calcistiche – soprattutto in Premier League – hanno proprietari che seguono “oltreoceano” le vicende delle loro squadre. Non essere presenti fisicamente non significa necessariamente disinteressarsi della società di cui si detiene il comando ma, detto questo, vedere più spesso James Pallotta nella Capitale sarebbe sicuramente stato gradito ai supporters giallorossi, che spesso si sono lamentati della sua assenza fisica. D’altronde, l’ultima volta che il magnate di Boston è stato avvistato a Roma era il 2 maggio 2018, giorno del ritorno della semifinale di Champions League contro il Liverpool.