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Il 4-2-3-1 dà benefici in attacco, ma la difesa ancora non va

di Gianluca Ricci

C'è ormai una costante nella Roma del nuovo corso griffata Montella. È il 4-2-3-1 di spallettiana memoria, che il 36enne neo mister giallorosso ha eletto a proprio modulo di riferimento. Come a Bologna e nel match casalingo col Parma, anche a Lecce si affida allo stesso sistema di gioco. Difesa a quattro formata da Cassetti, N. Burdisso, Mexes e Riise; Pizarro e De Rossi davanti alla difesa. Più Borriello in attacco e Perrotta incursore, con Taddei e Vucinic esterni alti. Rispetto alle prime due uscite con l'ex Aeroplanino in panchina c'è una novità: in fase di impostazione De Rossi avanza di qualche metro, andando a trasformare il 4-2-3-1 in una sorta di 4-1-4-1. Ci guadagna il gioco, più brillante anche perché la squadra corre di più, si vedono più sovrapposizioni e l'atteggiamento sulle fasce è tornato quasi quello della Roma di Spalletti. Unica pecca, qualche leggerezza difensiva che peró è addebitabile a carenze dal punto di vista mentale, più difficili da risolvere. È opportuno tuttavia considerare il bicchiere mezzo pieno, perché ora si può solo migliorare. Il modulo resta invariato anche dopo l'uscita per infortunio di Cassetti: lo sostituisce Juan che va al centro, mentre N. Burdisso scala a destra. Proprio grazie alla trasformazione tattica voluta da Montella arriva alla mezz'ora il gol di Vucinic. Nella ripresa non cambia nulla, Montella prosegue sulla stessa strada: entra Brighi per Taddei. Il riminese si sistema alle spalle di Borriello, con Perrotta che va a mettersi alto a destra. Ma la Roma cala. L'unica cosa che varia purtroppo è il risultato, perché l'ennesima amnesia difensiva permette a Giacomazzi di pareggiare il conto. Dopo il pari Menez rileva Vucinic stanchissimo, senza peró dare particolari vantaggi. Va meglio certo, poi tra l'altro arriva anche il gol su rigore di Pizarro che vale il 2-1 e tre punti esterni. ma è ancora presto per considerare la convalescente Roma già guarita.


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