Il Barcellona tra calcio e indipendenza - Més que un club
“Més que un club”. La scritta domina la tribuna del Camp Nou di Barcellona e incarna perfettamente la filosofia del club blaugrana. Il Barcellona non è solo un club calcistico ma rappresenta l'anima e il riscatto della Catalogna. Per dire, in occasione delle gare casalinghe al minuto 17 e 14 secondi lo stadio urla “ Indipendencia!”. Perché lo fa? Perché esattamente nel 1714 Barcellona si deve arrendere all'assedio dei Borboni nel corso della guerra di secessione.
Con un club così calato nel tessuto sociale, non poteva non essere affrontata la questione dell'indipendenza della Catalogna. Il Barcellona ha sempre mostrato simpatia per gli indipendentisti. L'ex allenatore Pep Guardiola è un convinto sostenitore dell'indipendenza della Catalogna e, di recente, è stato inserito dal Governo spagnolo nella lista dei ribelli responsabili di aver favorito la mobilitazione popolare per l'indipendenza ma è tutto il club ad essersi sempre schierato. Nel giorno dei disordini per il referendum dello scorso primo ottobre, con la polizia spagnola che ha disturbato anche con la forza la consultazione referendaria (consultazione che era stata dichiarata illegittima), il Barcellona aveva in programma la gara di campionato contro il Las Palmas. I blaugrana hanno chiesto di non giocare ma la Liga è stata irremovibile. In segno di protesta, il club di Barcellona ha giocato a porte chiuse anche perché molti giocatori, soprattutto quelli non legati al territorio, volevano evitare una sconfitta a tavolino. Tra l'altro, il Las Palmas ha risposto giocando con una maglia speciale, con la bandiera spagnola ricamata sopra, per dare il proprio sostegno al governo centrale.
“Més que un club”. A fine gara, Piquè non è stato tenero: “Quando in Spagna non si votava c’era il franchismo: io sono orgoglioso di essere catalano”. Pochi giorni dopo, il difensore catalano è andato in ritiro con la Nazionale, venendo pesantemente fischiato per le sue posizioni indipendentiste e, anche, per aver accettato di vestire la casacca della Nazionale spagnola, atto ritenuto in controsenso con le idee del calciatore.
Non tutti, dicevamo, sposano la causa catalana. Leo Messi, per esempio, come riportato dal Mundo Deportivo per rinnovare il contratto ha inserito una clausola secondo la quale, qualora il Barcellona dovesse uscire dalla Liga spagnola, potrebbe liberarsi a zero euro dal club. Clausola accettata perché, al di là delle posizioni mediatiche e delle proteste, il Barcellona non ha alcuna intenzione di lasciare la Liga spagnola, qualora la Catalogna dovesse effettivamente staccarsi dalla Spagna. Si troverebbe a disputare un campionato con Espanyol, Nastic, Girona, Reus. Non il massimo, ecco. Nemmeno per gli sponsor. D'altronde, non conviene nemmeno alla Liga avere un campionato senza il Barcellona, con il Real Madrid padrone assoluto e indisturbato. Impoverirebbe tutto il movimento.
Intanto l'ex presidente della Generalitat de Catalunya (il Parlamento catalano), Carles Puigdemont, è stato arrestato una settimana fa in Germania. Germania che, nei prossimi giorni, dovrà decidere sulla richiesta di estradizione della Spagna. Nei giorni scorsi sono scoppiati dei disordini a Barcellona, per protestare contro l'arresto di Puigdemont, ma la situazione sembra essere tornata alla normalità. Per il momento, almeno.