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Il Manquepierda del Real Betis, il Chi tifa Roma non perde mai della Roma

di Alessandro Carducci

Il Real Betis, prossimo avversario della Roma in Europa League (giovedì ore 21:00), è convenzionalmente ritenuto il secondo club di Siviglia, forse anche a causa delle recenti vittorie del Siviglia, soprattutto in ambito europeo.
Il Real Betis è stato, invece, il primo club andaluso a giocare nella massima divisione spagnola ed è stato anche il primo club, sempre tra gli andalusi, a vincere il campionato iberico. Erano gli anni ’30, l’epoca d’oro del Real Betis che, pochi anni più tardi, sprofondò in un incubo.

LA RETROCESSIONE – Nel 1940, la società spagnola retrocesse in Seconda Divisione per poi risalire 2 anni dopo, retrocedendo nuovamente nel 1943. Nel 1947, il club sprofondò addirittura in Terza Divisione, dove rimase per ben 7 anni.

MANQUEPIERDA - Andrés Martínez de León, un pittore e illustratore spagnolo, rappresentò come pochi altri il genio e il folklore andaluso. Il suo personaggio principale fu Oselito, ispirato a un torero esistito realmente, Joselito. Nel 1958, l’artista ebbe l’incarico di fare un libro sulla storia del Real Betis nel suo primo mezzo secolo di storia. In quel tempo, la squadra era appena tornata nella massima divisione spagnola dopo i 7 anni di inferno in Terza Divisione.
Raccontando proprio di quel tremendo periodo, Martinez de Leon fa dire al suo personaggio, Oselito, manque pierda: manque è la forma dialettale per dire aunque. Per cui, l’espressione in castigliano sarebbe aunque pierda che, in italiano, verrebbe tradotto con: anche se perde. Viva il Betis, anche se perde.
Il manque pierda, di origine anonima popolare, diventa così lo slogan e l’anima del club, diventa la filosofia del Real Betis. Da non confondere con un arrendevole “Se si perde o si vince è lo stesso”, è più che altro un grido d’orgoglio, una presa di coscienza che il club va oltre i risultati, oltre i giocatori, rappresentando un’ambizione costante nel tempo nonostante le diverse difficoltà che possono capitare in un determinato periodo storico.

CHI TIFA ROMA NON PERDE MAI – Si può leggere un’affinità con il famoso: “Chi tifa Roma non perde mai”, che non è mai stato un modo per arrendersi alle difficoltà nel vincere rispetto ai club del nord, ma è sempre stata una maniera per affermare, con decisione, l’orgoglio del tifoso giallorosso. Orgoglio che colpì, ormai più di 10 anni fa, proprio uno spagnolo, Luis Enrique, che si sorprese di aver letto lo striscione “Mai schiavi del risultato”, definendo bellissimo che accadano queste cose.
Giovedì si affronteranno sul campo due squadre che, nonostante non siano blasonate come le big europee, sono ambiziose e intenzionate a reclamare i fasti del passato. Ma, soprattutto, si affronteranno due tifoserie con solide radici e un’identità fortissima sul territorio.


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