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Il pagellone del 2019

di Alessandro Carducci

Pau Lopez 6,5: è arrivato con l’onere di dover fin da subito dimostrare di non essere un pacco. Obiettivo completato, con il bonus di gestire con i piedi pallone scottanti con la stessa serenità di chi sorseggia un caffè in una pigra mattinata di domenica.

Olsen 5,5: nel settembre nel 2018 aveva conquistato Roma con la straordinaria parata su Giaccherini. Il 2019 ha seguito il declino giallorosso e, a fine anno, lo svedese è stato gentilmente accompagnato alla porta, non quella capitolina.

Mirante 6,5: profilo basso, livello delle prestazioni alto. Quando serve, spalanca le ali e chiude lo specchio della porta. Affidabile.

Fuzato SV: nel pagellone del 2018 avevamo scritto: “Carneade! Chi era costui?”. Un anno dopo, la situazione non è mutata granché.

Zappacosta SV: 12 minuti giocati contro il Genoa. Poi un problema al polpaccio. Torna ad allenarsi e si rompe il crociato. Oscar della sfortuna.

Jesus 6: gioca con sufficiente regolarità nella prima del 2019. In estate, con la difesa della Roma molto alta si mette in mostra per la sua rapidità. Sbaglia la prima di campionato, contro il Genoa, e questo segna la sua stagione. Lentamente svanisce e scompare dai radar. Superato nelle gerarchie anche da Cetin. Sempre positivo sui social e sempre con una parola positiva, senza mai pronunciare una parola fuori posto.

Smalling 7: c’era talmente tanto scetticismo che, inizialmente, si è parlato più della sua dieta vegana che del suo valore tecnico. L’inglese ha poi stupito tutti e si è ambientato nel campionato con la stessa facilità con cui Zamparini cambiava allenatore. Preciso.

Kolarov 7,5: ha finito alla grande lo scorso campionato, ha iniziato alla grande questo campionato. Ha 34 anni ma non ci crede nessuno. Gioca più di un 18enne e segna a ripetizione. In fase difensiva si dimentica spesso l’uomo ma, in fin dei conti, non importa a nessuno.

Çetin 6: è stato buttato nella mischia un po’ a caso ma lascia intravedere potenzialità importanti. Non è ancora pronto per fare il titolare ma, magari, lo sarà in futuro.

Santon 6: ha iniziato da jolly, giocando in estate a centrocampo perché serviva gente per le rotazioni e occupava l’ultimo posto della scala gerarchica da terzino. Pian pian, li ha fatti fuori (quasi) tutti. In silenzio. Efficiente.

Fazio 5: già nella prima metà del 2019 è stato messo in dubbio il suo ruolo di Comandante. Ad oggi, non fa più nemmeno il soldato semplice.

Mancini 6,5: in estate ha cambiato città, squadra, allenatore e sistema di gioco. La svolta a Roma è arrivata quando ha cambiato anche ruolo, vestendosi da centrocampista per tamponare l’emergenza. Mancini ha conquistato così anche la piazza, finendo l’anno in bellezza con il matrimonio con la sua Elisa.

Florenzi 5,5: è passato dall’essere titolare indiscusso a essere oggetto misterioso. Ha finito l’anno tornando a giocare, almeno per il momento.

Spinazzola 6: è arrivato a Roma con la speranza di giocare a sinistra per far rifiatare Kolarov, si è ritrovato a essere schierato quasi sempre a destra. Illuso.

Karsdorp 5: poche cose e fatte male. Il ritorno in Olanda non ha sconvolto nessuno.

Marcano 5: un’apparizione fugace ed eterea all’interno della storia romanista.
Manolas 6,5: ha dato quello che ha potuto finché ha potuto. Ha salvato tanti gol, ha dato l’anima.

Cristante 6,5: la sua intelligenza calcistica gli ha permesso di ritagliarsi un ruolo importante in mezzo al campo. L’infortunio ha spianato la strada a Diawara e quando tornerà non sarà facile inserirsi nel menage della nuova coppia Diawara-Veretout.

Lorenzo Pellegrini 7,5: la seconda metà del 2019 è il momento della sua definitiva consacrazione. Senza di lui in campo, la Roma fatica a trovare il varco per l’ultimo passaggio.

Veretout 6,5: è il volto del nuovo centrocampo di Fonseca. Fa bene tutto quello che c’è da fare, canta e porta la croce con un rendimento costante. Non eccelso, ma sempre sopra alla media. Non è poco.

Zaniolo 7: con Ranieri si era depresso mentre ora è tornato il giocatore che avevamo conosciuto un anno fa. Ogni tanto ha bisogno di essere pungolato ma può solo migliorare e può migliorare parecchio.

Pastore 6: è sbocciato solo nell’ultimo periodo, rivitalizzato dalla cura Fonseca. Peccato per la sua tenuta fisica, che lo costringe spesso a fermarsi ai box.

Diawara 6,5: scaricato dal Napoli, ha dovuto subìre un lungo stop che ha pregiudicato il suo primo periodo romanista. Fonseca ha fatto un ottimo lavoro anche con lui e, adesso, Diawara è un titolare fisso mentre a Napoli servirebbe proprio un giocatore con le sue caratteristiche. Il destino.

Antonucci SV: ha fatto bene in estate e qualcuno pensava potesse titolare nella Roma. Keep calm.

Mkhitaryan 6: sebbene non vada proprio come un treno, ha collezionato 8 presenze di cui 4 da titolare. E 3 gol. Un bottino non da buttare.

De Rossi 7: una bellissima storia d’amore chiusa perché entrambi avevano idee diverse su cosa fare da grandi. Rimarrà la conferenza stampa, rimarrà l’adunata dei tifosi, rimarrà l’ultima apparizione contro il Parma. Rimarranno gli anni dedicati alla Roma, la vena sul collo, i gol, qualche espulsione, tanto amore.

Coric SV: ricordiamo i 3 (tre) minuti giocati ad aprile contro il Cagliari. Un po’ poco.

Nzonzi 4: il suo sembrava essere stato un grande acquisto. Invece è stato un grande rimpianto così come grande è stata la fatica per trovargli un’altra squadra.

Ünder 5,5: il turco si è inceppato. Qualche guaio fisico e il poco aiuto in fase difensiva non lo pongono in cima alla lista di gradimento di Fonseca.

Perotti 6: palla al piede, parte con quella sua corsa particolare e sai che potrebbe serenamente dribblarne tre in scioltezza. Quando si presenta sul dischetto è una sentenza. Peccato per i molti infortuni.

Dzeko 7: è rifiorito in estate, rinvigorito anche lui dalla cura Fonseca. Prima parte dell’anno con la testa a Milano i malumori romani mentre nella seconda metà del 2019 è tornato a essere un trascinatore.

Kalinic 5: gioco poco e sbaglia troppo. Probabile partente a gennaio.

Kluivert 6: l’olandese è diventato un punto fermo per Fonseca. Deve però imparare a non farsi prendere dalla frenesia e a fare la scelta giusta. Sarebbe il salto in avanti fondamentale della sua carriera.

Schick 5: oggetto misterioso a Roma, sta rinascendo dalle proprie ceneri in Germania.

El Shaarawy 6,5: 6 gol segnati nel 2019 con la Roma e poi tanti saluti per guadagnare tanti, tanti soldi in Cina.

Di Francesco 4: fa quasi un miracolo sfiorando la finale di Champions ma poi la sua Roma implode nel peggior modo possibile. Non viene aiutato da Monchi sul mercato ma non si aiuta nemmeno da solo con le sue scelte. Fortemente negativo nel 2019, fino al suo esonero.

Ranieri 6: arriva per cercare di salvare la baracca ma non gli riesce il miracolo.

Fonseca 7: all’esordio contro il Genoa tutti abbiamo pensato che, dietro alla maschera del portoghese, si nascondesse in realtà Zeman. L’assenza di sigarette e l’elasticità mentale che gli ha consentito di modificare il suo calcio hanno però fugato ogni dubbio. La capacità con cui si è adattato al calcio italiano è l’espressione perfetta del detto: “Vince chi si adatta, non il più forte”.


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