.

Il ritorno del boemo: ecco cosa cambia tatticamente con Zeman

di Gabriele Chiocchio

Tredici anni dopo, il sogno di molti tifosi giallorossi, amareggiati da quel discusso addio e dall'avvicendamento con Fabio Capello, è realtà: Zdenek Zeman ritorna ad allenare la Roma. Il boemo ha superato le candidature di Vincenzo Montella, André Villas-Boas e Marcelo Bielsa ed è voglioso di continuare il suo momento d'oro, dopo il campionato di Serie B vinto con il Pescara.

La scelta di Zeman è sicuramente elemento di continuità rispetto alla gestione tecnica di Luis Enrique, anche se non mancano certo differenze tra i due 4-3-3. Con il tecnico asturiano siamo stati abituati a vedere una squadra che faceva del possesso palla la sua caratteristica principale, con la sfera a girare tra i vari giocatori in attesa del varco buono per entrare in area. Zeman pratica invece un gioco decisamente più verticale nel quale tagli e sovrapposizioni sono continui, un gioco molto rischioso e dispendioso atleticamente, che ha dato vita a squadre sì devastanti in attacco ma altrettanto fragili in difesa: il Pescara, in 42 partite, ha segnato 90 gol (migliore attacco con ventisette reti in più del secondo, quello della Reggina) e ne ha subiti 55 (praticamente il doppio di quelle incassate dal Torino, miglior difesa stagionale con 28 reti al passivo). Sarà necessaria dunque tanta concentrazione e tanta energia per poter supportare l'idea di calcio del boemo.

Il portiere, come con Luis Enrique, dovrà essere attento a sventare le imbucate centrali che la linea difensiva molto alta potrebbe concedere, soprattutto in situazioni di palla scoperta. Anche per quanto riguarda i terzini non ci saranno cambiamenti: entrambi avranno licenza di scendere palla al piede e non e di supportare i compagni, lasciando i due centrali come unica protezione dell'estremo difensore. Cambieranno invece le cose a centrocampo: il reparto nevralgico di Luis Enrique vedeva un mediano agire quasi come terzo centrale, un intermedio "tuttofare" come Gago e l'altro con spiccate doti offensive come Pjanic. Nel centrocampo di Zeman invece, il mediano sarà un vero e proprio regista (nel Pescara, Marco Verratti è esploso proprio in questa posizione) e i due intermedi avranno compiti sia di copertura che di inserimento, che richiederanno un ingente sforzo atletico. In avanti, non ci sarà un "falso centravanti", ma il numero 9 sarà il finalizzatore dell'intera manovra offensiva, con i suoi due compagni a tagliare dagli esterni verso il centro, lasciando spazio alle incursioni di centrocampisti e terzini.

Spettacolo, rischi e crescita dei giovani, questo è ciò che ci si aspetta dalla gestione Zeman-bis. L'ultima volta il suo lavoro divenne la base per costruire il gruppo che conquistò poi lo scudetto con Capello, che utilizzò molti giocatori svezzati dal boemo come Cafu, Candela, Tommasi, Delvecchio e soprattutto Francesco Totti, passato da giovane promessa al trascinatore che conosciamo anche grazie alla preparazione tattica e atletica che Zeman gli ha impartito nel biennio in giallorosso. Anche in questo caso l'ex allenatore del Pescara avrà diversi elementi su cui lavorare per portarli ad un livello importante: Bojan, Lamela, Pjanic, lo stesso Osvaldo, che già ebbe a Lecce qualche anno fa, dalla prima squadra, più diversi giovani come Florenzi, Viviani, Bertolacci, Nego, Tallo e Nico Lopez, senza dimenticare Caprari che proprio a Pescara con Zeman ha mosso i suoi primi veri passi da professionista. L'augurio è che la storia possa ripetersi.


Altre notizie
PUBBLICITÀ