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La parabola discendente di Osvaldo

di Claudio Lollobrigida

Non si può certo dire che la stagione attuale – la seconda con la maglia della Roma – sia facile per Pablo Daniel Osvaldo. Protagonista di un ottimo girone di andata, il centravanti italoargentino ha pian piano perso la fiducia dei tifosi e quella in se stesso, nonché il posto da titolare, complici atteggiamenti non certo irreprensibili da parte sua. Per capire meglio il difficile 2013 di Osvaldo, può essere utile ripercorrere le tappe della sua annata.

L’arrivo di Zeman – All’inizio della sua seconda avventura nella Roma il tecnico boemo pone un deciso veto su una eventuale cessione dell’attaccante, affidandogli le chiavi dell’attacco giallorosso. E Osvaldo, che era già stato allenato da Zeman a Lecce, ripaga la fiducia concessagli a suon di gol e prestazioni convincenti: basti pensare alla fantastica rete in sforbiciata contro il Catania o a quella in pallonetto siglata nella grande notte di San Siro nella vittoria sull’Inter. Tuttavia, nel rapporto tra i due inizia ad incrinarsi qualcosa in seguito all’esclusione di Osvaldo dall’undici titolare nella gara vinta per 2-0, contro l’Atalanta, del 7 ottobre, al termine della quale l’allenatore accusa il proprio giocatore di scarso impegno: “Per me è l'attaccante tecnicamente migliore dopo Totti in questa squadra, però deve ancora dimostrarlo quest'anno. Voi vedete solo la qualità ma in settimana si vede anche altro. Devo tirare fuori il meglio da lui, ancora non ci sono riuscito”. Il caso rientra però immediatamente e Osvaldo si riprende la Roma continuando a segnare e a giocare bene, tant’è che Zeman lo preferisce regolarmente al giovane Destro. Nel mezzo, lo spiacevole episodio della gara di Coppa Italia, di nuovo, contro l’Atalanta, quando Osvaldo si fa cacciare  per una gomitata ad un avversario, con il risultato già ampiamente a favore dei giallorossi. Il brutto gesto, pur costandogli tre turni di squalifica, non lascia però particolari strascichi.

Tournée ad Orlando – Altro giro, altra corsa. Sì, perché la tranquillità non è proprio una dote che caratterizza il rapporto tra la Roma ed Osvaldo.  Durante la sosta invernale i giallorossi partono per la tournée ad Orlando, alla quale però l’attaccante non partecipa per via di un forte virus intestinale che lo colpisce in Argentina. Della questione si scrive e si parla molto, fino a sostenere che Osvaldo abbia finto il malessere per non andare in America e già si ipotizza un suo futuro lontano dalla Capitale. Al suo rientro a Roma, ai primi di gennaio, un colloquio con i dirigenti chiarisce le cose, con conseguenti rassicurazioni del giocatore: “Sono stato male, ho avuto l'influenza, si è generato però un casino di cui nemmeno ero a conoscenza. Non è successo nulla e non è vero niente di quello che è stato scritto ma ormai sono abituato”. Di lì a pochi giorni segue la pesante sconfitta di Napoli, in cui però Osvaldo segna dalla panchina subentrando ad un deludente Destro, rivelandosi ancora una volta più pronto dell’acerbo compagno di reparto.

Il cambio di panchina e il rigore di Genova – L’inizio di febbraio coincide con la fine del rapporto tra Zeman e la Roma. Dopo mille polemiche il boemo viene esonerato in seguito alla pesante sconfitta interna per 2-4 contro il Cagliari e la panchina viene affidata al tattico Aurelio Andreazzoli che, complice anche l’infortunio al menisco patito da Destro, conferma Osvaldo al centro dell’attacco romanista. Ed è proprio durante la prima uscita con il neoallenatore – a Genova contro la Sampdoria – che si ha il definitivo punto di rottura: sull' 1-0 in favore dei blucerchiati la Roma può usufruire di un calcio di rigore che potrebbe riportare in parità la gara. Sul dischetto va come sempre capitan Totti, a cui però Osvaldo chiede di lasciargli l’incombenza. Seppur accigliato, il numero 10 accontenta il compagno che però la combina grossa: il rigore, calciato senza la giusta foga agonistica, viene facilmente parato da Romero, mettendo una croce sulle speranze di rimonta da parte dei giallorossi. Da quell’episodio il rapporto tra Osvaldo e l’ambiente subisce un’irreparabile rottura: i tifosi gli riservano contestazioni, insulti e fischi, proprio nella settimana che porta alla delicatissima sfida casalinga contro la Juventus prima in classifica. Nonostante tutto, Andreazzoli lo conferma nel nuovo 3-4-2-1 e lui, pur non segnando, regala una buona prestazione fatta di sacrificio, lotta e abnegazione. Osvaldo non riesce però a dare continuità a quanto di buono fatto vedere contro i bianconeri, fino a perdere definitivamente il posto da titolare. Uno dei tormentoni del mercato estivo in casa Roma sarà senz’altro legato al nome dell’italoargentino che, per una buona offerta, potrebbe partire considerando anche l’investimento della scorsa estate fatto su Destro.


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