La Roma raddoppia con Perotti e Pjanic
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Se c’è un evento che ha rappresentato il cambio di marcia dello Spalletti bis, è senz’altro l’arrivo a Roma di Diego Perotti. L’ex genoano è entrato subito (letteralmente) nelle idee di calcio del tecnico, che a lui ha rinunciato solamente in occasione della partita contro il Palermo, in cui tra l’altro l’argentino è subentrato e ha fatto anche in tempo a servire un assist vincente per Edin Dzeko. La presenza del numero 8 in campo ha decisamente agevolato la trasformazione di una squadra statica, che ricercava solo le transizioni dei suoi velocisti a un team in grado di costruire con qualità ed efficacia le azioni offensive, consolidando il dominio della partita. Di lui si parla spesso come falso nueve, ma, guardando quello che poi accade in campo, è difficile canalizzare la sua posizione in un ruolo preciso: si può trovare Perotti nell’area di rigore avversaria come nella propria trequarti, a destra come a sinistra. La sua funzione principale è quella di facilitare il lavoro di tutti gli altri, associandosi di volta in volta a uno o più compagni per favorire il palleggio e una precisa risalita del campo palla al piede. Di questo ha beneficiato su tutti Miralem Pjanic, precedentemente costretto a sobbarcarsi più responsabilità di quante ne riuscisse effettivamente ad assolvere: con un compagno di merende come l’argentino, Mire adesso non è più l’unica opzione di creazione della manovra e questo non può che generare insicurezza nella difesa avversaria, che inevitabilmente apre spazi e concede molto più spesso di prima al bosniaco la possibilità di agire fronte alla porta, galleggiando sulla trequarti, zona di campo dove può esprimere al massimo le sue capacità. Emblema di ciò sono i due dei tre gol siglati da Mohamed Salah, tra andata e ritorno, alla Fiorentina, messi a segno con modalità simili: al Franchi fu Pjanic a scambiare con l’egiziano prima della conclusione, mentre all’Olimpico è stato Perotti, con il bosniaco però pronto in un’altra zona del campo, a servirlo. Una divisione di compiti, un raddoppio delle possibilità offensive, senza però rinunciare all’equilibrio: molto di quel che di buono la Roma ha fatto dall’arrivo di Spalletti passa anche da loro due.