Le notti da stella di Edin Dzeko
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
La Champions League è il torneo del collettivo e dei dettagli, ma anche e soprattutto delle stelle. Sono loro che, a certi livelli, fanno la differenza, che con la loro presenza nella partita hanno il potere e il dovere di rendere concrete le idee e il gioco dei compagni. La Roma, va detto, per questi livelli, non abbonda di campioni, se non altro facendo il conto numerico di quelli a disposizione delle big d’Europa, distanti anche e soprattutto nel fatturato, che poi è quel che serve per acquistarli, i campioni. Se altre squadre possono fare tre-quattro innesti pesanti l’anno, la Roma se ne può permettere, forse, uno, da mantenere a costo di tagliare spese da altre parti: i giallorossi hanno scelto tre anni fa di investire su Edin Džeko, con la speranza di mettere nel reparto offensivo un peso che in certi contesti non aveva quasi mai avuto. Già, perché la Roma in Champions League ha sempre dovuto (e potuto) lavorare più di fioretto che di sciabola: le due avventure europee di Gabriel Omar Batistuta furono - eufemismo - deludenti (anche perché l’argentino il meglio l’aveva già dato) con un solo gol segnato, e nelle altre non c’era mai stato un vero e proprio centravanti di riferimento tecnico e non solo, di quelli da sigla televisiva, tolto ovviamente Francesco Totti con tutta la splendida anormalità che lo ha circondato nel suo periodo da falso 9. Edin Džeko doveva essere il vero 9, il biglietto da visita delle grandi notti, non lo è stato nel primo anno quando solo il Bayer Leverkusen fu steso da una sua prestazione importante, non ha potuto esserlo nel secondo quando comunque ha potuto svolgere un ripasso accelerato di giovedì sera, segnando 8 gol e prendendosi il titolo di capocannoniere dell’Europa League. Alla terza chiamata, però, Edin ha risposto: 6 gol, come nessun altro romanista in una sola edizione della Champions League (o della Coppa dei Campioni, con Roberto Pruzzo autore di 5 reti nel 1983-1984), e tutti pesanti. Quelli di Baku e Londra per vincere il girone, quello contro lo Shakhtar Donetsk per andare ancora avanti, quello del Camp Nou per restare aggrappati a un sogno e l’ultimo per iniziare a realizzarlo. Gol che hanno acceso prestazioni che hanno portato le difese avversarie a temerlo e a temere la Roma, che ora è la squadra con cui il bosniaco ha segnato di più in Champions League (8 gol, contro i 4 realizzati con il Wolfsburg e i 3 con il Manchester City) e la squadra con cui più si può pensare di associarlo, così come la Roma ora si associa al nome di Edin Džeko. Un connubio che ha rischiato di essere scisso dal mercato, ma ora è meglio non pensarci: altre (almeno) due notti d’Europa attendono la Roma, con in cielo (almeno) una stella giallorossa.