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Pallotta e i tifosi: una relazione complicata in sei punti

di Simone Valdarchi
Fonte: Redazione Vocegiallorossa

Con la firma dell'accordo vincolante con Dan Friedkin, si può definire conclusa l'esperienza di James Pallotta alla presidenza. L'imprenditore statunitense, che nell'ottobre 2011 era entrato a far parte del consiglio d'amministrazione con DiBenedetto al comando, è divenuto a tutti gli effetti il 23° presidente della storia giallorossa il 27 agosto 2012. Cerchiamo di ripercorrere il rapporto tra Pallotta e la tifoseria romanista, in sei paragrafi che rappresentano i momenti cruciali di una relazione complicata.

GLI INIZI – L'avvento di Pallotta come successore di DiBenedetto venne accolto con gioia dal popolo romanista, rimasto deluso dalla prima stagione americana con Luis Enrique in panchina. Il fattore principale per il miglioramento nell'umore generale fu la speranza che accompagna ogni cambiamento, come accade in queste ore per l'arrivo di Friedkin. Oltre all'emotività, l'ingaggio di Zdenek Zeman accontentò una piazza che lo vedeva ancora come un maestro di calcio. Pallotta ha avuto anche il merito di concentrarsi nel progetto dello Stadio della Roma, con l'allora sindaco Alemanno che, il 30 dicembre 2012, annunciò Tor di Valle come area di costruzione, sui terreni di proprietà di Parnasi.

FUCKING IDIOTS – I rapporti positivi dei primi tempi vennero incrinati dai risultati sportivi, su tutti la sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Alle delusioni sul campo si aggiunse un discorso di James Pallotta, chiamato a commentare la squalifica da parte del giudice sportivo Tosel, il quale decretò la chiusura della Curva Sud per un turno, dopo uno striscione apparso nel settore contro la madre di Ciro Esposito, durante Roma-Napoli del 4 aprile 2014. Il presidente, ai microfoni della radio societaria, disse, in un discorso più ampio: “Non è giusto nei confronti di tutti i tifosi della Roma, essere puniti per colpa di un piccolo gruppo di stronzi e idioti”. Una frangia del tifo romanista si sentì etichettata come “fucking idiots” e da quel momento partì una contestazione, con cori e scritte in giro per la città, mai cessata veramente.

JAMES, COME HERE! – Come detto, la protesta nei confronti dell'imprenditore americano non cessò mai del tutto da parte della curva, ma alcuni momenti di gioia collettiva e tregua lungo gli anni ci sono stati. Nel calcio e nello sport in generale, sono i risultati a dirigere umori e simpatie e una semifinale di Champions League è decisamente un evento storico, soprattutto per una squadra con la storia della Roma. Gli uomini guidati da Eusebio Di Francesco, a sei anni dall'inizio dell'era Pallotta e con un'impresa in rimonta contro il Barcellona, portarono la squadra dove il presidente aveva promesso: sul tetto d'Europa. La città impazzì di gioia al triplice fischio, compreso James Pallotta che festeggiò con i tifosi, facendosi il bagno nella fontana di Piazza del Popolo (una sorta Anita Ekberg de noantri) osannato dai presenti.

PRESIDENTE ASSENTE – La notte poco sobria post Roma-Barcellona rimane l'ultima apparizione di James Pallotta nella Capitale. In un calcio e mondo moderno, dove ormai le distanze vengono colmate dalla tecnologia (vedi conference call e simili), in teoria la lontananza non dovrebbe incidere nella salute di una società, ma i tifosi non hanno mai apprezzato questo lato di Pallotta. Il suo non essere a Trigoria o allo stadio è stato visto come un poco interessamento alle cose di casa Roma.

CAPITANI – C'è da dire che Pallotta non è stato molto fortunato, oltre che per alcuni risultati sul terreno di gioco, anche per il momento storico che si è trovato ad affrontare. Il dover accompagnare alla porta due pezzi di storia romanista come Francesco Totti e Daniele De Rossi non è banale, per nessuno, sia esso americano o testaccino. I due divorzi, inoltre, sono stati accompagnati da polemiche, inchieste giornalistiche e dichiarazioni che hanno appesantito un processo già complicato di suo. Tutto questo portò a critiche feroci da parte dei supporters giallorossi che, da un anno a questa parte, chiedono a Pallotta di “liberare” la Roma.

IN FEDE, JIM – Dopo la forte e continua contestazione da parte della tifoseria, culminata con i cori e gli striscioni (tra i quali “No al nuovo stadio”, a conferma di come la presidenza di Pallotta sia sempre stata identificata con il progetto stadio) davanti alla sede di Viale Tolstoj, James Pallotta scrisse una lettera indirizzata a tutti i tifosi della Roma, per cercare di riappacificare il rapporto. Il lungo discorso, datato 31 maggio 2019, si conclude così: “A noi interessa solo costruire una Roma grande e vincente (…). Forza Roma, Jim”. Non sappiamo a quanti abbia fatto cambiare idea questa lettera, ma la speranza è che Dan Friedkin possa continuare, con le stesse ambizioni e un po' più di fortuna, il percorso intrapreso dal suo predecessore.


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