SPECIALE 2010 JULIO SERGIO
Il calcio è un po’ come la vita. È una questione di periodi: c’è il momento no, quello che ti costringe ad essere semplice spettatore e poi c’è quello in cui, per mille motivi, tutto cambia fino a farti diventare protagonista. Lo sa bene Julio Sergio, da terzo portiere della Roma a uomo indiscutibile della squadra di Ranieri. 32 primavere sulle spalle, il brasiliano (nella capitale dal 2006) è stato capace di conquistare la fiducia del tecnico di San Saba e di affermarsi, prestazione dopo prestazione, nel club giallorosso.
Un 2010 da incorniciare nel vero senso del termine quello di Julio Sergio che, complice l’infortunio di Doni, ha stravolto le gerarchie scavalcando il suo connazionale e diventando, di fatto, il titolare tra i pali della Roma.
Con i suoi 181 centimetri d’altezza (da molti addetti ai lavori, considerati “pochi” per essere un portiere di valore, come se la reattività e l’istinto nelle parate si misurassero solo con un metro) l’estremo difensore carioca di origine italiana è riuscito persino a fare breccia nei cuori dei tifosi romanisti. Come? “Semplicemente” parando sotto la Curva Nord il famoso rigore di Floccari, in occasione del derby di ritorno della scorsa stagione. Era il 18 aprile e quella stracittadina, vinta poi in rimonta dai giallorossi per due reti a una, incoronò Julio Sergio come il beniamino di una Roma che ambiva a sogni di gloria.
Tanta costanza, impegno e duro lavoro sono stati gli ingredienti giusti affinché Bertagnoli potesse uscire da quell’angoletto in cui era stato relegato negli anni di Spalletti e potesse riscattarsi, meritatamente e, forse, anche inaspettatamente. Certo, se lo staff di Ranieri non avesse intuito le potenzialità del brasiliano tutto questo, magari, non sarebbe stato possibile; anche se, come ha ricordato una volta Giorgio Pellizzaro (il preparatore dei portieri) ha contato molto la perseveranza del ragazzo: “Se è riuscito a rimanere alla Roma per tre anni senza giocare e soltanto allenandosi vuol dire che ha un grande carattere”. Un carattere docile ma, allo stesso tempo, combattivo che sul campo si traduce in forte personalità, come dimostra la sua naturale capacità nel guidare la difesa, alla quale sa sempre infondere tranquillità.
Il 2010 ha regalato all’estremo difensore giallorosso tante soddisfazioni come (oltre al rinnovo contrattuale fino al 2014) il premio del Roma Club Malta per il suo ottimo rendimento e il merito di aver alle volte salvato la porta da gol che avrebbero condannato la Roma alla sconfitta.
Un giocatore spesso decisivo Bertagnoli che, comunque, non ha vissuto soltanto gioie in questo 2010. C’è stata la delusione per uno scudetto sfiorato e mancato per due punti appena, l’avvio stentato di stagione, l’infortunio rimediato in Romania contro il Cluj nel riscaldamento pre-gara l’11 dicembre scorso. E, soprattutto, ci sono state le lacrime di dolore contro il Brescia, in quella serata di settembre da dimenticare: la Roma perde male al Rigamonti, Mexès paga a caro prezzo con l’espulsione per un fallo mai commesso e Julio Sergio, per fermare Kone in contropiede, si infortuna gravemente alla caviglia. Ranieri non può più effettuare sostituzioni, il portiere brasiliano lo sa e, seppur con il volto rigato dal pianto, resta eroicamente in campo fino alla fine della partita. Roba da non crederci. Questo è il calcio, questo è Julio Sergio. Uno che non si tira indietro e che non molla mai, ma proprio mai.