SPECIALE 2010 NICOLAS BURDISSO
Per tutti ormai è il “Bandito”. Tanta grinta e agonismo, Nicolas Burdisso ha saputo, fin dai suoi primi mesi a Roma, ritagliarsi un posto da protagonista. Anzi, da leader, come più volte ha rimarcato Claudio Ranieri.
Al suo arrivo nella capitale (nell’agosto 2009) non furono in pochi a fare una smorfia; ce ne era di diffidenza nei confronti dell’argentino. Primo perché a cederlo in prestito era l’Inter, dunque si temeva potesse essere uno “scarto” del club di Moratti; secondo perché il difensore non faceva parte dei titolari di Mourinho. Terzo, ma non in ordine di importanza, perché il carattere esuberante di Nicolas spesso, in passato, gli era costato sanzioni disciplinari esemplari e svariate espulsioni.
Non sempre, comunque, la storia si ripete. E, infatti, a Roma la “musica” cambia: bastano poche partite e la determinazione inesauribile con la quale il “Bandito” scende in campo ogni volta che viene chiamato in causa conquista tifosi e tecnico.
È un’escalation di soddisfazioni e riconoscimenti che vengono da tutto l’ambiente calcistico. Burdisso, fino a poco tempo prima, considerato un giocatore di qualità medie diventa improvvisamente pedina insostituibile della difesa romanista. La prima parte del 2010 è un periodo ad alti livelli, in cui le sue prestazioni convincono talmente tanto da far calare l’ombra sul suo compagno di reparto Philippe Mexès; il francese non può nulla, se non restare a guardare dalla panchina.
Con una media voti ben oltre la sufficienza (6.21) ed una serie di veri e propri "salvataggi" in molti match, Nicolas è stato la scorsa stagione uno degli artefici della rinascita dei giallorossi; umile nello spogliatoio, deciso nei tackle e sempre concentrato e “affamato” di vittorie in campo, il difensore tanto stimato da Ranieri ha trovato a Roma la possibilità di consacrarsi tra i migliori centrali d’Europa, oltre a riscattare la sua carriera, fino a qualche anno prima fatta di alti e bassi.
Un elemento imprescindibile per l’allenatore capitolino, un “gioiello” di cui una squadra di tutto rispetto non può privarsi. La famiglia Sensi lo sa e il 28 agosto, dopo una trattativa difficile e lunga, Burdisso, con un contratto quadriennale, diventa un calciatore giallorosso a titolo definitivo, mentre nelle casse dell’Inter vanno otto milioni di euro. Decisiva per la risoluzione della faccenda (anche la Juventus era interessata al “Bandito”) la volontà del difensore che più volte aveva sottolineato come la Roma fosse la sua priorità.
Tutto è bene quel che finisce bene, si potrebbe dire, anche se con l’avvio del Campionato 2010-2011 l’ottimo Burdisso sembra subire un calo nei rendimenti; sarà colpa del Mondiale appena terminato o di un fisiologico momento di “down” dopo un’annata quasi perfetta. Fatto sta che le prestazioni del difensore romanista perdono quella solidità per cui si era fatto tanto amare. Non solo. Un po’ di nervosismo di troppo e di trance agonistica lo costringono spesso a “giocare duro”. Inevitabili le ammonizioni e conseguenti espulsioni e squalifiche, come quella contro il Cagliari l’11 settembre scorso; reo di aver letteralmente squarciato il ginocchio di Daniele Conti (al quale verranno applicati 30 punti di sutura) l’argentino viene espulso al 19’, rimediando poi dal giudice sportivo anche due turni di squalifica. Nicolas riconosce l’errore e chiede scusa a tutti. Il “Bandito”, però, fatica a trovare la serenità giusta in campo e il 20 novembre all’Olimpico contro l’Udinese perde nuovamente la calma: strattona e spinge in area Domizzi e il Direttore di gara non esita ad estrarre il cartellino rosso. Inevitabile un altro turno di squalifica.
Non sono mancati, comunque, in quest’ultima parte del 2010, interventi provvidenziali di Burdisso, come contro il Lecce (salvando con il ginocchio un tiro di Corvia sullo 0-0) e contro la Fiorentina (anticipando in extremis, con un’acrobazia, Gilardino). Conferme, queste, che evidenziano come su di lui si possa sempre contare.