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Un mastino della retroguardia: Gabriel Heinze, esperienza, carattere e un'utile capacità di fare gol

di Alessio Milone

Tenace e roccioso. Ok, non più nel fiore dei suoi anni (sportivamente parlando), ma con un'esperienza a carico che non può fare altro che bene a una Roma che ha trovato in Gabriel Ivan Heinze il rinforzo ideale per la sua retroguardia.

Nato nel 1978 in Argentina a Villa Crespo, da padre tedesco e madre italiana, inizia la carriera da professionista vestendo la maglia dei Newell's Old Boys, contraddistinguendosi particolarmente per la grinta e la solidità che, secondo molti, risulta essere in aperto contrasto con l'usuale metodo di gioco di gran parte dei difensori sudamericani (più rapidi, più predisposti all'anticipo).

Le sue caratteristiche gli consentono di approdare giovanissimo in Europa, nel 1997, con il Real Valladolid ma, dopo un'avventura allo Sporting Lisbona nel '98 (cinque presenze e un gol), è nel 2004 che effettua il balzo decisivo, passando, dal Paris Saint-Germain (con cui disputa 99 partite mettendo a segno quattro reti), nientemeno che alla corte di Sir Alex Ferguson. Il Manchester United: l'occasione di una vita. Lui, Heinze, la sfrutta a dovere: diviene presto un pilastro della retroguardia, uno di quelli imprescindibili per il gioco dinamico e offensivo dei Red Devils. Nel 2007, ritorno in Spagna: il Real Madrid. E anche qui risulta efficace la sua predisposizione offensiva, in una squadra che è solita giocare d'attacco: in quarantaquattro presenze, Heinze mette a segno tre reti.

Perfetto per una squadra con un gioco dinamico e offensivo, dunque: proprio ciò che ha intenzione di attuare Luis Enrique, che se da un lato ha bisogno di bravi uomini d'attacco per rendere la sua Roma pungente, dall'altro, per attuare questa filosofia, necessita di baluardi impenetrabili in difesa. Gabriel Heinze è uno di questi. Grande esperienza, grande energia, grande conoscenza del calcio, quello vissuto e sudato. È stato protagonista anche con la sua Argentina, Nazionale per cui ha difeso gloria e colori, con cui ha vinto un oro alle Olimpiadi di Atene del 2004, e per cui ha combattuto degnamente, in Sudafrica, durante l'ultimo Mondiale (che, tra l'altro, lo ha visto segnare anche un gol, contro la Nigeria, per di più la prima rete dell'Albiceleste nella competizione).

Grinta e intelligenza, robustezza, determinazione, e anche una efficace capacità di proporsi in avanti e far male. Gabriel Heinze è pronto a rimettersi in gioco. Viene in giallorosso in punta di piedi, dopo essersi svincolato dalla sua ultima fiamma europea, l'Olympique Marsiglia (con cui ha giocato dal 2008 al 2011, siglando sette reti). Passa alla Roma dunque, che ha vinto la concorrenza dei cugini biancocelesti e lo ha portato sulla sponda del Tevere che veste oro e porpora. Lui, giura, ricambierà a dovere la fiducia. Con l'intenzione di dimostrare che, stavolta, non si tratta solo dell'ennesima avventura, l'ennesima “fiamma”... ma di vero e proprio amore.


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