Un padre per Totti, un maestro per Guardiola: semplicemente Carletto
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Marco Rossi Mercanti
L’addio di Carlo Mazzone ha intristito tutto il mondo del calcio, tra cui ovviamente anche la Roma che lo ha avuto sulla sua panchina dal 1993 al 1996. Nonostante abbia conquistato un settimo e due quinti posti in tre anni, l’ex tecnico è diventato un’icona nella Capitale giallorossa per aver lanciato la stella di Francesco Totti, aggregandolo in pianta stabile in Prima Squadra e gestendolo alla perfezione senza fargli montare la testa, proprio come un secondo padre.
LO 0-3 ALLA LAZIO – Il 27 novembre 1994 è una data ben impressa nella mente dei tifosi romanisti, che vissero una delle più belle giornate con Mazzone alla guida. Per tutta la settimana, i quotidiani sportivi davano la Lazio di Zeman strafavorita per la stracittadina, dando per spacciati gli uomini di Mazzone. Questi, però, riuscì a caricare i suoi facendo leggere loro le previsioni dei giornali, arrivando a sovvertire i pronostici in maniera drastica con le reti di Balbo, Cappioli e Fonseca.
UN UOMO VERO E GENUINO – Mazzone, però, non è ricordato solo come allenatore. Come dichiarato da tanti suoi ex calciatori che lo stanno celebrando in queste ore, era una persona vera e genuina, che sapeva usare il bastone e la carota ma sempre nel massimo rispetto della persona che aveva davanti. Restando in ambito Roma, memorabile la sua sfuriata verso Amedeo Carboni, rimproverato in una partita per essersi fatto trovare troppo avanzato. Di seguito, riportiamo il dialogo che li coinvolse:
Mazzone: "Amedeo".
Carboni: "Sì, mister?".
Mazzone: "Quante partite hai fatto in Serie A?".
Carboni: "350, mister"
Mazzone: "E quanti gol?".
Carboni: "4, mister".
Mazzone: "Ecco, allora vorrei proprio sapere 'ndo c***o è che vai! Torna subito in difesa!"
IL RAPPORTO CON TOTTI – Ne abbiamo brevemente parlato prima, ma per tracciare una sintesi di quello che Mazzone è stato per Totti andiamo a riportare uno stralcio di Un Capitano, biografia dell’ex capitano della Roma che, nel capitolo 3 “Sliding Doors”, parla così di Mazzone:
«(…) Carlo Mazzone è una delle grandi fortune della mia vita. (…) Conosce bene i rischi ambientali che corro, mi fa da scudo per consentirmi ciò di cui ho bisogno: un campionato nel quale irrobustirmi lontano dai riflettori. (…) Mazzone mi tratta davvero come un secondo padre e si capisce benissimo che per lui non sono solo lavoro, ma molto di più. Per quanto burbero, l’affetto è trasparente. A questo proposito, è rimasto famoso l’episodio della conferenza stampa prima della partita di Coppa Italia contro la Sampdoria. (…) Nel momento in cui l’addetto stampa, per quanto riluttante, sta per dare il via alle domande si sente un grande sbattere di porte in avvicinamento e, infine, compare Mazzone trafelato: “A regazzì, vatte a fa’ la doccia che co’ loro ce parlo io”, frase passata alla storia. (…) Più avanti, quando siamo soli, Mazzone mi dice che non sono ancora abbastanza scafato per discutere con i giornalisti e che se quelli volessero usarmi per un titolo forte mi porterebbero a dire ciò che vogliono in tre secondi (…).».
In merito alla famosa corsa di Mazzone verso la Curva dell’Atalanta nel 3-3 contro il Brescia in rimonta, Totti disse:
«(…) In quella corsa c’era l’orgogliosa affermazione di una romanità vilipesa oltre ogni limite e la difesa della memoria dei suoi genitori, cosa ancora più importante. Nel vederlo impazzire di rabbia provai una fortissima corrente d’affetto, lo stesso che lui mi aveva dedicato ogni giorno del suo mandato a Trigoria. E penso che gli stessi ultrà abbiano in qualche modo apprezzato la sua reazione. Mazzone ha dimostrato di avere del sangue nelle vene e di essere un uomo vero».
SEMPLICEMENTE CARLETTO – Abbiamo voluto ricordare il Mazzone romanista, ma la sua carriera è legata a tanti altri club perché basti pensare che con 792 panchine (più altre 5 negli spareggi), l’ex tecnico detiene ancora questo record in Serie A difficilmente eguagliabile. Impossibile non citare cosa abbia rappresentato per Ascoli sia come calciatore (9 stagioni) che come allenatore (11 stagioni e qualche mese), portando il club marchigiano dalla C alla A. Da ricordare anche la sua parentesi a Cagliari, con la formazione sarda trascinata alla qualificazione in Coppa UEFA. Infine, il triennio al Brescia dove ha rigenerato un Baggio a fine carriera, dove ha cambiato ruolo a un giovane Pirlo divenuto regista e dove ha conosciuto Pep Guardiola, uno degli allenatori più forti della storia che, dopo la vittoria in Champions League a Roma nel 2009 con il Barcellona, ha voluto dedicargli il trofeo:
«Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e al mio maestro Mazzone: sono orgoglioso di averlo avuto come tecnico. È colui che mi è stato vicino quando sono stato coinvolto nella storia del doping, è stato un onore e un piacere essere allenato da lui».
Se anche uno come Guardiola ha parlato così di Mazzone (ecco come lo ha ricordato ieri dopo l'1-0 al Newcastle), c’è poco altro da aggiungere sulla grandezza del Sor Magara.