Como, Fabregas: "Soulé è fortissimo, ha fatto la differenza"
Cesc Fabregas ha parlato nel post partita di Roma-Como 1-0.
Fabregas a Sky
Avreste dovuto avere più qualità palla a terra?
"Magari sì. Ho visto una squadra molto fisica, una qualità che noi non abbiamo. Quando giochi contro una squadra così fisica, con questo tipo di giocatori, o giochi a calcio oppure devi buttare la palla lunga, altrimenti diventa difficile. Sono orgoglioso della squadra, nel senso che abbiamo combattuto fino alla fine, avremmo meritato un gol. Complimenti alla Roma, hanno fatto una buona gara, giocando con grande fisicità. Hanno, secondo me, un giocatore fortissimo, Soulé: credo che diventerà un grandissimo giocatore in futuro. Godiamocelo qui in Italia. Penso che sarà presto un calciatore di altissimo livello e oggi ha fatto la differenza".
Nico Paz, nel suo percorso di crescita, dovrà imparare anche a gestire questo tipo di situazioni, contro un difensore esperto come Hermoso che lo segue a uomo su tutto il campo.
"Lui è stato tre giorni con la febbre e non si è allenato. Lo abbiamo forzato a giocare perché in questo momento non abbiamo molte alternative. Sono partite in cui l’uno contro uno diventa subito determinante. Chi vince più duelli, vince la partita. Oggi, specialmente a centrocampo, loro ne hanno vinti di più. Nel calcio italiano si gioca con meno tempo effettivo, ci sono tanti duelli e tanti falli. Oggi l’arbitro ha lasciato correre molto: è un aspetto sul quale possiamo migliorare".
Il Como non ha protestato in occasione del gol. Vi aspettavate che la Roma buttasse fuori la palla?
"No, Diao si è infortunato in quella stessa azione. Adesso la sto rivedendo più chiaramente. È difficile per un giocatore avere un’onestà estrema in situazioni del genere: direi che il 99,9% delle persone di calcio non lo farebbe. Credo sia anche giusto continuare l’azione. Oggi, poi, con il VAR sapete come funziona tutto: non si può aspettare nulla, ha cambiato il mondo del calcio".
Fabregas a Dazn
Come stanno Diao e Addai?
«Tutti e due si sono fatti male al flessore. Non so ovviamente quanto sia grave, ma è un peccato perché sono ragazzi giovani, con tanta voglia di fare bene, di giocare, di essere in campo. È un peccato per loro e per la squadra, ovviamente».
Ho visto un Como in difficoltà in fase di costruzione, soprattutto nel primo tempo, soffrendo la pressione della Roma. Secondo lei, cosa non ha funzionato?
«No, la prima volta no. Questo è successo tante volte da quando sono in Italia: ci sono tante squadre che ti vengono a pressare a uomo. Era una tipica partita fisica, con tanti duelli. O hai tanta qualità e fisicità come loro e vai in porta nell’uno contro uno, oppure inizi a vincere dei duelli. È una partita che puoi soffrire, perché c’è movimento, c’è mobilità. Chi recupera la palla, anche noi abbiamo fatto alcune transizioni in cui possiamo fare gol: si apre un mondo, si apre il campo, ed è lì che la qualità esiste. Noi continuiamo: ci sono sempre piccole cose da migliorare, errori miei e della squadra, sui quali si può crescere. Alla fine sono d’accordo con te: la squadra ha lottato fino alla fine, ha messo il corpo nel primo tempo. Bisogna farlo alcune volte, non è sempre tutto negativo, bisogna prendere qualcosa di positivo. Nel secondo tempo la squadra ha lottato, ha provato ad andare per il gol. Penso che un gol l’abbiamo meritato, sinceramente. Bravi loro, che hanno fatto una grande partita».
L’abbiamo vista un po’ innervosita e indispettita a un certo punto della partita e poi, a fine gara, è andato a parlare direttamente con Gianluca Mancini. Ci può dire cosa vi siete detti e cosa l’ha fatta effettivamente arrabbiare?
«No, va bene, dai. Non è un problema. Cerco sempre di parlare con rispetto e con attenzione. È stata una chiacchierata onesta. Lui mi ha detto la sua, io la mia. Dal mio punto di vista, perché alla fine so che c’è la furbizia, so che c’è l’esperienza. Tutti vogliamo vincere nel calcio, però non lo so. Lui ha vent’anni, sta provando a fare il suo percorso. Sicuramente ti guarda così, ti osserva, vuole imparare. Magari oggi va a casa pensando che si aspettava qualcosa in più da me, a livello di atteggiamento, di parole in campo, di provocazione. Penso che sia stato semplicemente uno scambio di idee, una chiacchierata normalissima di calcio che alcune volte va bene per me e va bene anche per lui».
Prima della partita a San Siro contro l’Inter era chiaro che fossero due prove di maturità per capire a che punto del percorso foste. Che risposte le lasciano queste due partite, così diverse per come sono state vissute e gestite?
«Ho tante cose, ma come sempre guardo le cose positive. La cosa positiva è che nessuno più mi farà domande, prima e dopo la partita, sull’andare in Europa. Di questo sono molto contento».
Il mercato di gennaio è vicino e oggi ci sono stati alcuni infortuni, mentre il problema di Morata persiste. Si aspetta qualcosa dalla società a gennaio?
«Non lo so, si vedrà. Bisogna analizzare tutto bene, parlarne, confrontarsi e vedere le opzioni. So che noi siamo chi siamo e dobbiamo sempre crescere sotto tutti i punti di vista. Due anni fa non ti potevo dire dove eravamo, oggi siamo dove siamo. Siamo andati molto, molto veloci e adesso dobbiamo stare tranquilli, perché è una squadra che a volte va e a volte no, però fino alla fine prova sempre a giocare e a portare punti, contro chiunque. Oggi ha giocato Baturina, che deve avere anche il suo spazio, perché non ha giocato praticamente niente fino adesso. Adesso sicuramente sarà il momento di Kühn, che non abbiamo ancora visto. Nico Paz puàò giocare attaccante. Questo è il calcio succede a tutti e niente di più».
Fabregas in conferenza stampa
Cosa è successo nel finale con Mancini?
"La gara è stata bella, con due squadre che volevano attaccare e difendere. Una delle più belle gare che ho vissuto da fuori. Con Mancini non è successo nulla, è stata una chiacchierata: gli ho detto la mia su quello che è successo con Ramon, ho visto tutto, ma con rispetto. Questi ragazzi vedono gli altri come giocatori importanti. Va bene la furbizia, ma è stato un momento passionale. Andiamo a casa con zero punti e miglioreremo".
Di Ferguson ce n'è stato solo uno. Cosa vuole che resti del Como quando andrà via?
"E ce ne sarà sempre uno, ma non ti scordare di Wenger. Grazie per la domanda, a volte ci si scorda di quanto noi vogliamo fare: ho letto tante critiche dopo la gara contro l'Inter. La nostra non è arroganza, ma un'idea chiara. Adesso non mi farete domande sull'Europa, si perde l'obiettivo. Spero di aver portato una mentalità precisa al Como: non è solo vincere, ma avere un'idea".
Come possiamo fare ad alzare il tempo effettivo in Italia?
"Io non gioca, ma la mia sensazione è che per le caratteristiche del calcio in Italia si perde tanto tempo. Noi proviamo a dare continuità di gioco, ma poi facciamo poche costruzioni: bravi alla Roma, oggi era molto più fisica di noi e ci hanno reso la gara difficile. Non ho la soluzione, ma il tempo effettivo è bassissimo: 46 minuti, è pochissimo. Secondo me, si deve migliorare".
Cosa manca per battere una big? Un attaccante?
"Manca a tutti, un bomber aiuta ma non voglio puntare il dito. Siamo avanti nel nostro piano, ci vuole calma. Aspettiamo i nostri giovani - oggi abbiamo giocato con una età media da 23 anni e mezzo - ma va analizzato che loro sono ancora grezzi, gli manca la continuità. Questo si migliora solo giocando, io guardo il futuro del Como e non per l'oggi. Perdere dà fastidio, ma la strada è lunga: mi dissero che non avrei mangiato il panettone... Ora non sono un fenomeno, ma vedo l'idea con cui vogliamo affrontare le cose: il calcio poi ci dirà la sua".
Inter e Roma hanno lavorato per penalizzare le vostre qualità.
"Sì, l'hanno presa seriamente. Bravi, non hanno avuto molto tempo per preparare questa gara. Sapevano che se ci davano spazio, potevamo fargli male: sono orgoglioso dei ragazzi, abbiamo fatto 27 tiri in due gare. Possiamo migliorare: ho visto una squadra che ha avuto tante occasioni, come quella di Posch nel finale. il primo tempo non è piaciuto molto, ma nella ripresa abbiamo dato una risposta: non siamo ancora pronti per vincere queste gare, ma piano piano costruiremo un Como pronto a farlo".