Hellas Verona, Tudor: "Voglio giocare bene a calcio, correre, essere aggressivo. Per la salvezza c'è da pedalare"
Ecco le parole in conferenza stampa di Igor Tudor durante la sua presentazione da nuovo tecnico dell'Hellas Verona:
Con quale modulo partirà?
"Il modulo va in secondo piano, ciò che conta è il modo di giocare, lo stile. Conta l'identità che dai alla squadra: l'intensità, i movimenti senza palla, le linee di passaggio. Quella è la cosa più importante".
Come ha trovato il gruppo?
"Abbiamo fatto due allenamenti belli, mancano tre giorni alla partita. Sono venuto qui fiducioso, credo ci siano giocatori forti, con una buona mentalità. In queste tre partite non meritavano tre sconfitte, ma in questo caso subentrano i dettagli: una corsa in più, un sacrificio. Ho trovato una squadra disponibile, con giocatori forti, e penso faremo bene".
Cosa pensa manchi a questa squadra?
"Io voglio guardare avanti. Ho trovato ragazzi disposti a lavorare, a sacrificarsi: penso che faremo molto bene".
Quanto tempo ci vorrà per salvarsi?
"Abbiamo appena iniziato. C'è da pedalare, è ancora lunga. Mi piacerebbe avere un po' di tempo tra le partite per lavorare".
Si va in battaglia?
"Tutta la vita è una battaglia. Mi è stato chiesto di fare bene il mio lavoro, mi hanno scelto perché qualche mia idea piace".
Si è fatto un'idea di cosa può essere giusto per questa squadra?
"Sì, ho idee molto chiare. Se giochi a quattro hai un centrocampista che si abbassa sempre e passi a tre. Si può giocare a zona, a uomo: ci sono tante varianti. Ma alla fine sono i giocatori che fanno la differenza".
Cosa può dare Tudor al Verona, e cosa può dare Verona a Tudor?
"Tanto: sono domande da un milione di dollari. Spero di dare la mia qualità, per me Verona è una grande opportunità, essere allenatore di Serie A è un privilegio. Allenare insieme a Mourinho e Spalletti è un privilegio. Io penso di poter dimostrare le mie qualità, poi sarà il campo a dare le risposte".
Può sintetizzarci la sua idea di gioco?
"Alleno da dieci anni, me lo chiedono sempre. Io voglio tutto, come ogni allenatore: voglio giocare bene a calcio, correre, essere aggressivo. Questa è l'idea che ogni allenatore ha. Magari qualcuno no, vuole restare dietro, giocare in contropiede e buttare palla avanti: io no, mi è sempre piaciuto avere tutto. Poi dipende dai giocatori. Ci sono certe cose che vanno di moda, uno sviluppo di calcio al quale questa generazione dà importanza, e che magari prima non c'era. Il calcio va avanti, è sempre in evoluzione: come ha detto Mourinho, dieci anni fa le piccole aspettavano dietro, oggi non più. E nemmeno la gente vuole vedere una squadra che stia bassa e aspetta. Quindi noi dobbiamo andare in quella direzione".
Questa squadra, negli ultimi anni, ha tirato poco in porta. Lei insiste su questo aspetto?
"C'è gente che ha un gran bel tiro. Ma negli ultimi anni si è tirato, anche perché se non tiri non fai gol. Il tiro fa parte del gioco: bisogna fare un bel gioco per creare i presupposti. Il tiro è una conseguenza di tutto questo. Dipende anche da quanti giocatori coinvolgi nella fase d'attacco".
Lavora molto anche sui calci piazzati?
"Tutti gli allenatori lo fanno: non si trascura più niente. I calci piazzati incidono statisticamente parecchio in una partita".