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Che fine ha fatto - Adem Ljajić

di Alessandro Pau

Una carriera burrascosa e controversa, che rispecchia esattamente le caratteristiche tecnico-tattiche di un calciatore dalle doti spiccate, troppo spesso nascoste da un carattere forte e sopra le righe. D’altronde, per chi ha una carta d’identità come la sua non poteva essere altrimenti: nato a Novi Pazar, nella regione serba del Sangiaccato, da genitori di etnia bosniaca e di religione musulmana. Tutto questo e molto altro è Adem Ljajić, protagonista odierno della nostra rubrica Che fine ha fatto.

Nasce e cresce calcisticamente nel Partizan Belgrado, uno dei club più gloriosi della Serbia e, in campo internazionale, vincitore di una Mitropa Cup e finalista nella Coppa dei Campioni 1965/66. Nel 2008, a 17 anni, esordisce in prima squadra e gioca un anno e mezzo con la maglia dei rulli compressori. Grazie alle sue 12 reti in 59 presenze, di cui 12 in Europa, attira su di sé l’attenzione della Fiorentina, società sempre attenta nella scelta dei giovani provenienti dai Balcani. Nel mercato invernale del 2010 arriva quindi in Italia con la maglia Viola e ci resta per tre stagioni e mezza. Nell’esperienza in Toscana mette a segno 16 reti nelle 88 presenze, dimostrando di possedere un bagaglio tecnico invidiabile, ma anche di soffrire di una cronica incostanza. Con la maglia della Fiorentina, inoltre, impossibile dimenticare la vicenda che lo ha visto protagonista col tecnico Delio Rossi il 2 maggio del 2012 in un Fiorentina-Novara, in cui i due sono venuti alle mani dopo un battibecco nato nel momento in cui il serbo era stato richiamato in panchina al 33’ del primo tempo.

Conclusa l’avventura con la maglia Viola viene acquistato dalla Roma nell’agosto del 2013 per 11 milioni di euro più 4 di bonus, i quali creeranno un contenzioso in futuro tra le due società. Resta in giallorosso per due stagioni, firmando 15 reti in 74 presenze, e collezionando anche 7 apparizioni europee e una rete in Europa League nella gara vinta per 2-1 contro il Feyenoord. Nell’estate del 2015 Ljajić va all’Inter con la formula del prestito oneroso: segna 4 reti in 28 presenze, senza lasciare il segno, e torna di nuovo a Roma nell’estate successiva. I giallorossi non sono intenzionati a tenerlo, per questo motivo accettano le avances del Torino del direttore sportivo Petrachi che lo porta sotto la Mole per 9,3 milioni di euro, divenendo l’acquisto più costoso della storia della presidenza Cairo al Torino. Con la maglia granata, in cui resta due stagioni, dal 2016 al 2018, mettendo a segno 18 reti in 65 partite, ritrova il suo connazionale Siniša Mihajlović, attuale allenatore del Torino, che lo aveva già guidato alla Fiorentina e sulla panchina della Serbia.

Ai tempi della Serbia, però, risale un precedente che aveva fatto molto discutere. Era il 26 maggio 2012, e la Serbia, allenata proprio da Mihajlović, affrontava la Spagna in amichevole. Nell’11 titolare figurava anche Adem Ljajić che, prima dell’inizio del match, decise per scelte personali di non cantare l’inno nazionale serbo. Questa decisione dell’attaccante esterno fece molto discutere, tanto che Mihajlović in conferenza stampa annunciò che non lo avrebbe più convocato fin quando non lo avesse cantato. Il suo rapporto con la Nazionale e con l’inno resta molto controverso anche in futuro. Nel 2018 parte rientra nei 23 convocati per il Mondiale russo e nella gara d’esordio, Costa Rica-Serbia, si ripete non cantando l’inno e attirando su di sé nuove critiche.

Mentre Adem Ljajić gioca al Torino, le sue due ex squadre Roma e Fiorentina si trovano di fronte per discutere di una questione economica legata ai bonus che la società capitolina avrebbe dovuto riconoscere ai gigliati. Si tratta di un milione di euro per la corresponsione del "Premio di rendimento" allegato al contratto stipulato tra le due società il 28 agosto 2013, nell'ambito dell'accordo di cessione delle prestazioni professionali sportive di Ljajić. La Roma presenta ricorso di fronte alla richiesta della Fiorentina, che lo aveva fatto presente alla Corte Federale d’Appello, ma il 19 dicembre 2017 arriva la sentenza definitiva dal Collegio di Garanzia del Coni, che impone ai giallorossi di pagare un milione di euro ai Viola più 5.000 € per le spese.

Nell’agosto del 2018 Adem Ljajić gioca la prima di campionato col Torino, ma prima della fine della sessione di calciomercato parte alla volta della Turchia, destinazione Beşiktaş, la più antica società sportiva del Paese. Arriva alla corte delle Aquile nere in prestito con obbligo di riscatto, firmando un quadriennale da ben 3,4 milioni di euro all’anno. Nella sua prima stagione colleziona 37 presenze e firma 9 gol, venendo quindi riscattato il 29 maggio 2019 per 6,5 milioni.

A febbraio 2020 è circolata la notizia che Ljajić avesse contratto il Covid-19. In particolare, come riportato dal portale turco Fotomac, il Beşiktaş avrebbe messo il serbo in quarantena, ricoverandolo all’ospedale Acibadem perché presentava sintomi riconducibili al virus. Le voci su un suo possibile contagio sono corse veloci, ma poi è arrivata la smentita della società che, in una nota ufficiale, ha dichiarato: “A seguito degli esami presso l’ospedale Acıbadem Fulya al nostro calciatore Adem Ljajić è stata diagnosticata una tonsillite criptica (infezione delle tonsille con febbre alta). Il trattamento è stato completato. La situazione di Ljajić è ora stabile”.

Quale sarà il futuro di Ljajić? Il suo rapporto col Beşiktaş sembra essersi incrinato, e proprio negli ultimi giorni dalla Turchia rimbalza una notizia di calciomercato che vede l’ex Roma ormai ai margini del progetto dei bianconeri. Come riporta infatti Photospor, il Beşiktaş ha chiaramente avvisato il serbo di volerlo cedere di fronte ad un’offerta di 5 milioni di euro pervenuta dal Sivasspor. Ljajić però non vuole accettare per non perdere il suo attuale ingaggio e, qualora non volesse trasferirsi, sarà messo fuori rosa.


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