Che fine ha fatto - Ashley Cole
Arrivato a Roma alla veneranda età di 34 anni dopo aver vinto tantissimo con le due londinesi Arsenal e Chelsea, il primo inglese nella storia giallorossa non è riuscito a dare ciò per cui era stato preso. Eppure le qualità non gli sono mai mancate, così come gli stimoli da lui stesso invocati una volta atterrato nella Capitale. Dopo la disastrosa avventura romanista, la sua carriera si è naturalmente spenta, vuoi anche per questioni anagrafiche, fino al ritiro avvenuto lo scorso anno, che non lo ha però allontanato dal calcio. Stiamo parlando di Ashley Cole, protagonista odierno di Che fine ha fatto.
Un giovanissimo Ashley Cole muove i suoi primi passi nel calcio con la maglia dell’Arsenal, club di cui è tifoso sin da bambino. Nel 1999 esordisce in prima squadra giocando nel ruolo di attaccante e collezionando due presenze con la maglia dei Gunners a fine stagione. Nel 2000 la società londinese lo gira in prestito al Crystal Palace per permettergli di giocare con più frequenza: infatti qui riesce a collezionare 14 presenze e segnare la sua prima rete ufficiale. Torna all’Arsenal dal prestito e, complice un infortunio di Sylvinho, conquista la titolarità sull’out difensivo di sinistra senza più perderla.
Per ben 6 stagioni è il titolare in quella zona del campo, divenendo un pupillo di Arsène Wenger e del tifo londinese. In questi anni ottiene 226 presenze e sigla 9 reti, vincendo due campionati inglesi (tra cui quello degli Invincibles del 2004), tre Coppe d’Inghilterra e due Community Shield, perdendo anche due volte in finale. Arriva, inoltre, a giocare la finale di Champions League del 2005/06, nel suo ultimo anno all’Arsenal: la prima finale della competizione nella storia del club. Nel match dello Stade de France, però, a imporsi per 2-1 è il Barcellona. Nell'agosto del 2008, in un censimento condotto tra i tifosi dell'Arsenal sul sito ufficiale del club, è stato nominato 25º tra i 50 migliori giocatori nella storia dei Gunners.
Dopo qualche mese dalla finale di Champions persa avviene il suo passaggio agli acerrimi nemici del Chelsea, divisi dall’Arsenal dalla più classica rivalità cittadina. Si trasferisce ai Blues che lo prelevano per la somma di 7,4 milioni di sterline. Il 12 dicembre 2006, in occasione della stracittadina contro la sua ex squadra viene inondato da banconote da 20 sterline finte e il suo nome viene storpiato in Cashley. Cole spiega di non aver accettato la proposta del Chelsea solo per soldi, ma che la dirigenza dell’Arsenal lo ha trattato male nei suoi anni di permanenza nel club. Nel febbraio del 2011 si rende protagonista di uno spiacevole fatto di cronaca sparando un colpo di fucile ad aria compressa all'indirizzo dello studente Tom Cowan, vincitore di una borsa di studio che gli permetteva di lavorare come stagista nel centro sportivo del Chelsea. Tuttavia, non ha mai ricevuto alcuna condanna. Resta in maglia blues per ben 8 stagioni, confermando gli ottimi numeri fatti registrare all’Arsenal e ampliando ulteriormente la propri bacheca. Segna 7 gol in 338 apparizioni, nelle quali conquista un campionato inglese, quattro Coppe d’Inghilterra (che sommate alle precedenti tre lo rendono il record-man storico con 7 titoli totali), una Coppa di Lega inglese e una Community Shield (giocata ben 9 volte in carriera): tutto questo, solo restando nei confini nazionali. Infatti Ashley Cole partecipa anche alla storica doppietta europea, composta dalla tanto agognata Champions League, vinta dal Chelsea all’Allianz Arena contro i padroni di casa del Bayern Monaco ai tiri di rigore, e dall’Europa League della stagione successiva. Il suo foltissimo palmares si chiude qui, visto che nelle successive esperienze, tra cui quella giallorossa, non vincerà più nulla.
È proprio la Roma la squadra che lo porta via dalla sua Londra a 34 anni, con la speranza di poter rivedere quel terzino sinistro che per anni è stato considerato trai maggiori interpreti del proprio ruolo a livello mondiale. Come spesso accade le speranze svaniscono presto, scontrandosi violentemente con la realtà che vede un calciatore ormai sul viale del tramonto, con evidenti limiti fisici e di adattamento a un modo di fare calcio completamente diverso da quello a cui era abituato. Il 7 luglio del 2014 dunque Cole, da svincolato, sbarca nella Capitale divenendo il primo inglese della storia del club e secondo britannico dopo John Charles. All’aeroporto di Fiumicino è accolto da una discreta folla di tifosi e giornalisti che vedono in lui un colpo da top-club in virtù dei tanti trofei e riconoscimenti ottenuti in carriera.
Nel corso della sua esperienza giallorossa rilascia alcune interviste, da cui prendere alcuni spunti interessanti: “Ho firmato per la Roma, ma la gente qui mi sta criticando perché giocherò lì, mi dicono che lo faccio per il denaro e per lo stile di vita. Ho scelto di giocare in un posto ed in una squadra più esigente, ma sento ancora la gente che ha il bisogno di criticarmi. Ognuno deve preoccuparsi per la propria squadra, io mi preoccupo per la mia”. E ancora: "Avevo ricevuto alcune offerte dalla Premier League ma avevo pensato che era il momento giusto per andarmene e godermi una cultura diversa, una nuova esperienza. Io amo giocare a calcio e posso dire di non aver rimpianti, forse ci sono state delle cose che non avrei dovuto fare, però forse le cose accadono sempre per una ragione. Ho messo il passato alle spalle, ora penso a godermi gli ultimi anni della mia carriera”. Il suo anno e mezzo a Roma è poco più che un disastro: scende in campo solamente in 16 occasioni, non riuscendo mai a imporre la propria figura all’interno della squadra.
Nel gennaio 2016 dunque la sua avventura a Roma termina e rescinde il proprio contratto col club giallorosso. Ad acquisire le sue prestazioni sportive è il Los Angeles Galaxy, club statunitense che milita nella MLS. Al suo sbarco negli Stati Uniti afferma: “Fortunatamente i tifosi dei Los Angeles Galaxy mi apprezzeranno, anche se non sarà facile, ma dovrò dimostrare loro che non sono qui in vacanza, sono qui per lavorare. Sono qui per vincere qualcosa. Ho 35 anni, non ne ho più 21, quindi devo accettare che il mio fisico non è più quello di una volta. Cerco di stare in forma nel miglior modo possibile. Mi alleno il più duramente possibile e spero di poter portare dei trofei a questa squadra. Spero di farlo dimostrando che la gente si sbaglia, come ho fatto per tutta la mia carriera. Ho sempre voluto dimostrare alla gente che sono in grado di giocare. Lampard e Gerrard mi hanno detto che bisogna essere onesti al 100% quando si parla di allenamento, ma fortunatamente mi posso abituare più velocemente rispetto a quanto ho fatto a Roma. Ci è voluto un po’ più di quanto pensassi, ma spero che la squadra e i tifosi mi stiano vicino più di quanto abbiamo fatto in Italia. Spero che l’ambientamento possa essere un po’ più veloce. Mi sono allenato ogni giorno e questo mi ha aiutato ad auto-motivarmi a lavorare perché sapevo che alla fine della stagione sarei partito. Volevo restare il più in forma possibile e sto piuttosto bene considerando che non ho mai giocato. Non vedo l’ora di allenarmi con i ragazzi. So che devo dimostrare molte cose. So che la gente ha molti dubbi su di me per via della mia età e perché non gioco da molto. È una motivazione per me e mi spinge a voler dimostrare che la gente si sbaglia e a ricordare a me stesso che posso ancora giocare ad alti livelli".
Effettivamente gioca, e anche parecchio, visto che nell’arco di tre stagioni mette insieme 94 presenze e trova la gloria del gol in 3 circostanze. Oltreoceano si rende protagonista di un record negativo piuttosto curioso: in una partita contro Kansas City, infatti, rimedia due cartellini gialli in soli 15 secondi. Il primo per perdita di tempo e il secondo per un brutto fallo. Nel 2019 si trasferisci al Derby County sotto la gestione di Frankie Lampard, suo ex compagno di squadra ai tempi del Chelsea, per l’ultima avventura della carriera. Nella seconda lega inglese trova il campo solo in 12 occasioni, aiutando il club a raggiungere i playoff promozione, poi persi. Il 18 agosto 2019 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato.
Il suo ritiro dalla Nazionale inglese è avvenuto parecchi anni prima, nel 2014. Con la maglia dei Tre Leoni l’ex giallorosso ha ottenuto la bellezza di 107 apparizioni, senza mai trovare il gol, piazzandosi così al sesto posto assoluto per presenze. Nei suoi 13 anni di costante presenza nei convocati ha partecipato a 5 grandi tornei, dai Mondiali del 2002 agli Europei 2012, fatta eccezione per Euro 2008 in cui è rimasto fuori dalla lista dei 23. Famoso il suo errore dal dischetto nella batteria dei rigori ai quarti di finale di Euro 2012 contro l’Italia, che permesso agli azzurri di volare in semifinale.
Dopo il ritiro ha iniziato una collaborazione col Chelsea per allenare i ragazzi U15, e da quanto trapela starebbe studiando per iniziare una carriera da allenatore a tutti gli effetti. Non è dato sapere se abbia veramente attuato tale piano, ma in un’intervista, parlando dell’immediato post-ritiro, ha affermato: “Al termine della mia carriera mi prenderò un anno di pausa per girare il mondo e per fare un po' di sci, per contratto mi è sempre stato precluso". Senza dubbio, come lascia intendere il suo profilo Instagram, ha viaggiato parecchio insieme alla sua compagna e ai suoi due figli di due e tre anni. Non l’unica donna della sua vita, visto che in passato è stato sposato per 4 anni, dal 2006 al 2010, con la famosa cantante Cheryl Tweedy, che prese addirittura il cognome del marito facendosi chiamare Cheryl Cole. Il matrimonio trai due è finito a causa di un presunto tradimento da parte del calciatore.
Nella sua movimentata e, per certi aspetti, controversa vita, c’è spazio anche per un libro autobiografico, My Defence, scritto a soli 25 anni, col quale attira su di sé le critiche di alcuni calciatori tra cui il compagno Lehmann, portiere tedesco ai tempi dell'Arsenal. Curiosamente, durante la produzione del libro, ha scoperto di essere un lontano cugino di un’altra famosa cantante, Mariah Carey.