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Che fine ha fatto - Edgar Álvarez

di Alessandro Pau
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Pau

La sua struttura fisica è sempre stata più simile a quella di un centometrista piuttosto che a quella di un calciatore, e questo si è visto molto sui campi da gioco. La sua capacità di poter percorrere i 100 metri in piani in 10,9’’ ha sicuramente giocato a suo favore, ma l’ago della bilancia ha virato troppo sulla velocità trascurando così altre doti fondamentali per un calciatore. Non iscrivibile nell’albo dei flop giallorossi sia per le aspettative che c’erano su di lui che per la scarsa tradizione calcistica del suo paese d’origine, l’Honduras, ecco Che fine ha fatto Edgar Anthony Reyes Álvarez, il protagonista odierno della nostra rubrica.

Quella di Edgar Álvarez è una carriera circolare, indubbiamente contraddistinta da una costante che, tranne in una occasione, collega tutte le città in cui ha militato: la presenza del mare. Non poteva essere altrimenti per chi nasce in uno stato che si affaccia sul Mar dei Caraibi, per di più in una cittadina chiamata Puerto Cortes. La sua carriera da calciatore inizia proprio qui, con la maglia del Platense, storia società biancoverde proprio di Puerto Cortes. Questa (alert spoiler) è la stessa società con la quale terminerà la sua carriera, tornandoci esattamente 10 anni dopo il suo addio. Nel 1996 entra quindi nella prima squadra de Los Escualos, restandoci fino al 2003: il grande affetto del pubblico gli regala il simpatico soprannome di Mosky. In questi sette anni colleziona 102 presenze e segna 9 reti, portandosi a casa anche tre titoli. Nel 1996/97 e 1997/98 conquista due Coppe dell’Honduras (le uniche nella storia del club), e poi nel 2000/01, proprio come la sua futura squadra, vince il Campionato honduregno, il secondo nella storia della Platense. Senza dubbio Álvarez partecipa ai migliori anni della società biancoverde, visti anche i tre secondi posti in campionato e la semifinale nella Coppa delle Coppe del Centro-America.

Nel 2003 lascia il suo nido e va in Uruguay, al Peñarol di Montevideo, altra città marittima, nella quale gli affibbiano il soprannome El Jet Álvarez. Con la maglia dei carboneros ci resta per una stagione e mezza, nella quale ottiene 26 presenze senza mai andare a segno. A fine 2004 arriva la chiamata dall’Europa: è il Cagliari, che lo preleva in prestito. Debutta in Sardegna a dicembre dello stesso anno, arrivando a conquistare 21 presenze totali tra campionato e Coppa Italia, segnando anche un gol nella sua ultima apparizione in rossoblù. In estate viene tesserato dal Torino, ma forse il destino non voleva legarlo a una città priva del mare: i granata dichiarano fallimento e il centrocampista honduregno si ritrova senza squadra. Ad accoglierlo, quindi, è proprio la Roma, che lo preleva in prestito.

Nella stagione 2005/06 gioca con i giallorossi, riuscendo nel record di ottenere 20 presenze in Serie A senza mai completare un match completo (17 volte entrato dalla panchina, 3 volte titolare e poi sostituito). Gioca anche 4 match in Coppa Italia e 9 partite in Coppa UEFA. Chiude la sua prima e unica stagione completa in giallorosso con 33 presenze e nessuna rete, che bastano comunque per ottenere il riscatto e la firma su un quadriennale. In giallorosso memorabile comunque la partita sul neutro di Rieti contro il suo ex Cagliari, in cui Álvarez conquista il calcio di rigore, poi trasformato da Totti, per il definitivo 4-3 romanista. Con lo stesso Capitano, Alvaretto, come veniva simpaticamente chiamato, aveva stretto un grande rapporto, confermato in un’intervista a Sky Sport del 2010: "Se mi chiamano Alvaretto? A Roma mi chiamavano così e chi mi conosce mi ci chiama ancora. Sono stato lì due anni. È stato un periodo indimenticabile. Lì è nato il mio soprannome. Se mi mancano gli assist di Totti? Certo che mi mancano, anche se poi sbagliavo sempre. Totti è un mio grande amico, nonché una persona semplice e scherzosa. Ho un bel ricordo della Roma e dei miei ex compagni. Di quel periodo ho solo un rammarico: non aver sfruttato una piazza come Roma”.

Archiviata l’annata 2005/06 passa in prestito oneroso in un’altra società giallorossa, il Messina: i siciliani godono del diritto di riscatto e i capitolini di un controriscatto, clausole che alla fine non saranno sfruttate dalle due società. Col Messina gioca una buonissima stagione, con 32 presenze in Serie A, 3 in Coppa Italia e due reti (consecutive) in campionato. Al termine della stagione torna a Roma, anche se solamente di passaggio. Tanto basta per mettere in bacheca il suo primo e unico titolo conquistato in Europa, cioè la Supercoppa Italiana 2007 ottenuta dai giallorossi contro l’Inter. In quel match resta in panchina, mentre esordisce in campionato contro il Palermo alla prima giornata. Prima della fine del calciomercato, però, il centrocampista viene girato, ancora in prestito, al Livorno. Con la maglia dei labronici esordisce alla seconda giornata, ironia della sorte contro lo stesso Palermo incontrato una settimana prima con la Roma. A Livorno vive un’annata negativa, con solo 8 partite disputate e un’amara retrocessione a fine anno. Passa l’estate a Roma ma il primo settembre del 2008 viene rispedito in prestito agli acerrimi rivali del Livorno, ovvero al Pisa, anch’essa in Serie B. Nella serie cadetta disputa una stagione molto positiva, composta da 27 presenza e ben 5 reti. Tanto bastano per finire nella mire del Bari che nell’estate del 2009 lo preleva a titolo definitivo dalla Roma per 400.000 euro, mettendo fine alla lunga girandola di prestiti in cui era finito l’honduregno. La sua avventura con i galletti, però, inizia in modo rocambolesco.

Infatti, il 28 giugno del 2009, in concomitanza con il referendum consultivo per l'elezione di un'assemblea costituente, il Presidente dell’Honduras Manuel Zelaya viene arrestato e l'Honduras diventa scenario di un Colpo di Stato militare ordinato dalla Corte Suprema. Edgar Álvarez, che si trovava lì in vacanza dopo la fine della stagione, è impossibilitato a venire in Italia fino al 10 luglio, quando finalmente prende l’aereo per Bari e si aggrega al ritiro precampionato. Voluto fortemente da Ventura, che lo aveva già allenato al Pisa, Álvarez diventa uno dei cardini del club pugliese. Gioca ben 37 partite in Serie A più una in Coppa Italia, segnando anche 3 reti. Nella seconda annata a Bari ottiene altre 32 presenze totali e firma un gol, ma non riesce a evitare la retrocessione in Serie B dei biancorossi.

Passa così al Palermo che lo preleva per 700.000 euro, divenendo il primo calciatore honduregno nella storia del club rosanero. Fin quando sulla panchina c’è Devis Mangia, il centrocampista gioca con discreta continuità, ma con l’esonero e il conseguente arrivo di Bortolo Mutti vede il campo solo una volta fino al termine della stagione. Il primo agosto del 2012 lascia per sempre l’Italia, provando l’unica esperienza europea fuori dal Bel Paese della sua carriera. Viene infatti prelevato dai romeni della Dinamo Bucarest firmando un contratto annuale con opzione sul secondo: con 180.000 euro all’anno risulta il calciatore con l’ingaggio più alto della rosa. Come detto, nella sua carriera milita solamente in una città che non si affaccia sul mare, e questa è proprio Bucarest, che almeno, magra consolazione, con due ore e mezza di macchina ti permette di arrivare sull’unica costa romena. Con la Dinamo, però, il rapporto non decolla mai, anche a causa degli infortuni subiti appena arrivato. Dopo appena 5 partite giocate si svincola, ed esattamente 10 anni dopo l’addio fa il suo ritorno alla Platense.

È il 2013, Edgar Álvarez ha 33 anni e riabbraccia la sua gente, con tanta esperienza in più ma anche altrettanti acciacchi fisici. Tanto basta per restare un discreto giocatore nel campionato honduregno per altre sei stagioni, nelle quali mette insieme 115 presenze e tre reti da Capitano. Nel 2019 dice definitivamente addio al calcio giocato. II primo aprile, giorno dell'ultima partita giocata contro l'Olimpia, è stato accolto da un'ovazione da parte di tutto lo stadio, ricevendo anche una targa e una maglia celebrativa dal club in cui è rimasto per oltre 10 anni totali e in cui ha accumulato 320 presenze. Dopo il ritiro Álvarez resta al Platense come direttore sportivo, ruolo che occupa tutt'oggi.

Nella sua carriera vanta ben 54 presenze e 3 gol con la maglia della Nazionale dell’Honduras, con la quale ha anche partecipato al Mondiale del 2010 in Sudafrica. Nella spedizione iridata Edgar Álvarez ha ottenuto due presenze, nella sconfitta contro il Cile e nel pareggio con la Svizzera. Della sua vita privata si sa poco, se non che in Honduras ha avuto tre figli (due maschi e una femmina) con tre donne diverse. Oggi è sposato con Estefanny de Álvarez, che lo scorso settembre ha rischiato la vita in un brutto incidente stradale. 


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