Che fine ha fatto - Victor Ibarbo
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Pau
Aspettative disattese e una carriera in caduta libera nonostante il promettente avvio. Come tanti altri, lasciato il proprio nido non ha retto lo scotto di confrontarsi con realtà più competitive, ritrovandosi a essere relegato al ruolo di riserva. Alla Roma lo si ricorda solo per l’assist, seppur bello quanto importante, per Iturbe, nel derby-spareggio Champions vinto dai giallorossi. Dopo vari prestiti e un infruttuoso ritorno a Cagliari, a soli 30 anni milita nella seconda divisione giapponese. Questo è il percorso di Victor Ibarbo, il protagonista odierno di Che fine ha fatto.
Victor Ibarbo fa il proprio esordio nel calcio professionistico a 17 anni, nella sua Colombia, con la maglia del glorioso Atlético Nacional, il club più titolato del Paese e uno dei tre ad aver sempre militato nella massima serie nazionale. "A 14 anni giocavo già in Seconda Divisione - dice in un'intervista a Calcio2000 del 2012 -. A 15 anni sono stato convocato nelle Giovanili della Colombia. Poi sono passato all'Atletico Nacional. A 16 anni sono passato in Prima squadra e a 17 ho giocato la mia prima partita da calciatore professionista". Con i Puros Criollos (soprannome affibbiato al club dopo aver vinto la Copa Libertadores del 1989 con una squadra di soli colombiani), ci resta per 3 stagioni, dal 2008 al 2011. L’apice lo raggiunge proprio nell’ultima annata, quando vince il Campionato Colombiano di Apertura: per Ibarbo si tratta del primo e unico trofeo conquistato in carriera. Le 7 reti siglate in 107 presenze e le sue buone prestazioni portano su di lui i riflettori di alcune squadre italiane, Udinese e Cagliari su tutte.
La squadra sarda punta maggiormente su di lui, tant’è che Cellino si presenta personalmente per fargli firmare il contratto: nell’estate del 2011 sborsa 2 milioni e 300 mila dollari per assicurarsi le sue prestazioni sportive e Ibarbo diventa un calciatore del Cagliari. "Inizialmente non ci credevo - ha spiegato Victor Ibarbo -, perché 2 anni prima ero stato contattato durante il Sub 20 dall'Udinese ma non se n'era fatto nulla. La cosa che mi ha meravigliato di più è stata che il presidente sia venuto di persona per farmi firmare il contratto. Questo mi ha fatto molto piacere e ha sciolto tutti i miei dubbi. Così ho detto subito di sì al Cagliari e la trattativa si è chiusa in poco tempo".
Nel suo primo campionato in Serie A è un tassello inamovibile dei rossoblù, tanto che gioca tutte e 38 le giornate, in cui riesce anche a segnare 3 reti. Anche nella stagione seguente si conferma leader del club, con altre 34 presenze in campionato e 3 in Coppa Italia, in cui firma anche 6 gol. Le belle reti segnate dal rapido attaccante colombiano scatenano i paragoni degli addetti ai lavori, ma lui risponde in modo semplice: “Ho le mie caratteristiche e non posso essere paragonato a nessun altro. Non mi ispiro a nessuno in particolare, l'unico mio modello è Ibarbo”. Nella sua terza annata sarda mette insieme altre 31 presenze e 4 realizzazioni, ma inizia ad avere i primi guai fisici. Un problema agli adduttori lo tiene fuori per tutto il mese di dicembre, poi un appendicite gli fa saltare altre due gare a inizio febbraio. La stagione successiva si apre con uno stiramento muscolare ad agosto che gli fa perdere i primi due match stagionali. Al rientro riesce a mettere insieme 14 presenze e due reti fino al mercato invernale del 2015, quando lascia la Sardegna e vola a Roma.
I giallorossi lo prelevano in prestito oneroso a 2 milioni e mezzo con diritto di riscatto. Esordisce a febbraio nel match di Coppa Italia perso contro la Fiorentina e valido per i quarti di finale della competizione, subentrando al 28’ della ripresa al posto di Totti. Non va oltre le 11 presenze stagionali, complice anche l’infortunio al tendine rotuleo del ginocchio destro. In estate in un’intervista a Roma TV afferma: “L'obiettivo è dare tutto, sappiamo che dobbiamo dare tutto in allenamento e cercare di arrivare più avanti possibili in Champions e vincere qualcosa. La squadra vuole arrivare il più lontano possibile. Il mio obiettivo è vincere tutto con questa squadra, ora sono qua per dare tutto a questa maglia e ai compagni che mi hanno dato fiducia. Voglio dare il massimo, l'anno scorso ero infortunato e un po' triste. Ma abbiamo finito bene la stagione, dobbiamo dimostrare che ci siamo guadagnati questo posto in Europa”.
In quella stessa estate infatti il suo prestito viene rinnovato nell’ambito dell’operazione Nainggolan. Ibarbo però accumula solo 7 minuti totali in due scampoli di partita ad agosto e lascia la Capitale nell’ultimo giorno di calciomercato estivo. Nonostante tutto, il ds Walter Sabatini, che lo portò a Roma, in una conferenza spiega: “Ibarbo? Sono state raccontate stupidaggini vergognose, era arrivato in prestito per 2 milioni di euro, ha fatto una percussione contro la Lazio... ma quando un giocatore è gratis e ti fa vincere quella partita lì, una partita che ti manda in Champions League diretto, beh... Per me quando si mettono la maglia della Roma i giocatori sono più belli”. A Roma Radio invece Sabatini dichiara: “Ho fatto delle scelte a gennaio, Ibarbo e Doumbia, molto forti, e magari ho sbagliato tempi e modi per motivi diversi. Ibarbo veniva da un infortunio, Doumbia da una sosta lunga di campionato. Forse avrei potuto fare scelte diverse incentrare più sull'immediatezza e saremmo ora a parlare di un'altra squadra. Non rinnego il valore dei giocatori, forse avrei potuto fare scelte diverse rispetto alla tempistica".
Passa quindi in prestito al Watford di Patron Pozzo, che lo voleva già ai tempi del Nacional per l’Udinese. La sua esperienza in Premier League è a dir poco deludente: 4 presenze, ovviamente senza gol, e addio già a gennaio. Quique Flores, tecnico del club, lo mette alla porta, e a malincuore Pozzo prende atto della realtà e interrompe il prestito. Formalmente torna al Cagliari, padrona del suo cartellino, ma viene immediatamente girato, in prestito secco di 6 mesi, al suo vecchio club d’appartenenza, l’Atlético Nacional.
Il portale deportesrcn.com riporta le sue parole nella conferenza stampa di presentazione, in cui ripercorre alcune tappe della sua carriera: "Non ho avuto l'opportunità di giocare a Libertadores perché sono stato trasferito in Italia all'età di 19 anni (nella sua prima esperienza al Nacional, ndr). Uno dei miei più grandi desideri è giocarla e vincerla col Nacional. Questa squadra non ha nulla da invidiare ai club in Europa. Tornare qui è molto bello e sono molto felice. Sono venuto in questo club all'età di 13 anni, mi ha dato molto: ora sono a disposizione per lavorare. In Italia ho passato 5 anni molto belli della mia carriera, con giocatori eccellenti come Francesco Totti. In Inghilterra ho trascorso sei mesi difficili perché al Watford sono arrivato dopo un infortunio e non avevo la fiducia del tecnico né la continuità. Quique Flores? Non ho avuto collisioni con lui ed ero rispettoso. Sfortunatamente non mi ha voluto il Watford ma il presidente”.
All’Atletico Nacional si prefissa quindi l’obiettivo di vincere la terza Libertadores nella storia del club, obiettivo che però fallisce. Nella massima competizione sudamericana però ci gioca, per 8 volte, trovando anche una rete. Nel campionato colombiano ottiene invece altri 11 gettoni, con i quali chiude per sempre la sua avventura nel club biancoverde. Stessi colori, questi, che ritrova nella sua esperienza semestrale in Grecia, quando si accasa al Panathinaikos, società che vanta uno storico gemellaggio con la Roma. Firma un prestito annuale con opzione per il riscatto col club greco, sulla quale panchina siede un altro ex Roma, vale a dire Andrea Stramaccioni. Ottiene 10 presenze tra Campionato e Coppa di Grecia, ma il suo exploit avviene in Europa League con 3 gol in 9 partite. A gennaio però Stramaccioni viene esonerato e anche Ibarbo si cerca una nuova sistemazione.
A quel punto viene rispedito al Cagliari, ancora in possesso del suo cartellino. Nella conferenza stampa di presentazione dichiara: “Sono partito troppo presto, voglio dimostrare di stare bene e di poter giocare in Serie A. Rastelli? Con lui mi sono presentato tranquillamente, mi ha detto che posso dare tanto alla squadra. Spero di potermi guadagnare spazio e convincere il mister. Tutti i compagni sono simpatici, anche io entro subito in contatto con loro. La Nazionale? Non mi chiamano da un po', ma ho ancora tempo per arrivarci. Se tornassi indietro di due anni non farei le stesse azioni: non me ne sarei andato da Cagliari. A 26 anni passa un treno, voglio prenderlo e grazie a Dio c'è il Cagliari”. Il suo rapporto con club rossoblù è ormai incrinato, sia a livello tecnico-tattico che con i tifosi. Lo storico gruppo del tifo organizzato del Cagliari, gli Sconvolts, firma uno striscione riportante questa frase: "Il popolo Sconvolts non lo compri con due belle parole, Ibarbo traditore", riferendosi al suo addio avvenuto nel 2015 verso la Roma. Il tempo di scendere in campo 3 volte tra gennaio e febbraio che Ibarbo viene subito rispedito verso altri lidi.
Il 14 marzo del 2017 viene ufficializzato il suo passaggio in prestito con obbligo di riscatto al Sagan Tosu, società militante nella J1 League, la massima serie del Giappone, dove trova il suo ex allenatore al Cagliari Massimo Ficcadenti, oltre ad un compagno di squadra niente male come Fernando Torres. In estate viene esercitato l’obbligo di riscatto e il Sagan Tosu diviene il terzo club ad aver posseduto interamente il cartellino di Ibarbo nell’arco della sua carriera. La sua prima stagione nel Paese del Sol Levante è esaltante, con 29 partite e 6 gol segnati in tre competizioni. Nel 2018, ossia nella sua seconda annata nipponica, Ibarbo viene colpito da un gravissimo infortunio, la rottura del legamento crociato, che lo tiene fuori da giugno fino ad aprile dell’anno successivo. Dopo quasi un anno di stop e un campionato praticamente saltato a pie pari, Ibarbo torna in campo accumulando qualche altra presenza. Nel luglio del 2019 viene però girato in prestito al V-Varen Nagasaki, compagine giapponese militante nella J2 League, la seconda divisione del paese. Gioca la seconda metà di stagione qui (le stagioni seguono il susseguirsi degli anni solari, a differenza del modello europeo, ndr), scendendo in campo in 16 occasioni, in cui firma anche due reti.
In una recente intervista a Cagliarinews24, invece, ha dichiarato: "A Cagliari mi sono trovato molto bene. I tifosi e i compagni di squadra mi hanno dimostrato tanto affetto. Ho bellissimi ricordi che porterò sempre nel cuore. Non nego che se ne avessi la possibilità, tornerei a giocare al Cagliari molto volentieri".
Sposato con Sirle Zapata, detta anche la Shakira di Sardegna ai tempi del Cagliari, Ibarbo ha anche due figli, un maschio e una femmina. Il primo, Martin, segue le orme del padre, e come testimoniano alcuni scatti sul profilo Instagram del padre, è già un piccolo calciatore.