Che fine ha fatto - Fernando Gago
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Pau
La dea bendata con lui non è stata molto generosa, ma nonostante questo, a 34 anni e vicino al ritiro, può affermare con fierezza di aver vissuto una carriera degna di nota e ricca di soddisfazioni. Già, perché tutti gli infortuni che lo hanno bloccato non gli hanno comunque impedito di vestire le gloriose maglie del Boca Juniors e del Real Madrid, oltre a quella giallorossa, seppur in stagioni non proprio esaltanti. Può inoltre essere annoverato in un elenco speciale in cui rientrano solamente pochi eletti, per l’esattezza tredici, composto da quei calciatori che hanno avuto l’onore di poter giocare almeno una volta sia al fianco di Messi che di Cristiano Ronaldo. Fernando Gago, protagonista odierno di Che fine ha fatto, è ancora un calciatore, ma la sua carriera è ormai avviata sul viale del tramonto. Andiamo a scoprire cosa fa oggi.
Nato a Ciudadela, quartiere a ovest di Buenos Aires, Fernando Rubén Gago muove i primi passi nel calcio con la maglia del Boca Juniors. Dal 1996, a 10 anni, fino alla maggiore età, attraversa tutta la trafila delle giovanili xeneizes. Nel 2004 arriva quindi l’esordio in prima squadra, quando raccoglie tre presenze totali tra campionato e Libertadores. Nella stagione successiva diventa un perno del centrocampo del Boca Juniors, giocando in ben 42 occasioni diverse, seppur senza marcare alcun gol: nel corso della sua carriera, come vedremo, non ha mai avuto un bel rapporto con la rete. Nella sua terza stagione si conferma un leader del Boca Juniors, attirando su di sé le mire di molti club europei. Termina quindi la sua prima esperienza al Boca con 69 presenze totali, un gol (siglato nell’ultima annata), due campionati d'Argentina (Apertura 2005 e Clausura 2006), una Coppa Sudamericana e due Recopa Sudamericane.
A strapparlo dal suo nido natale è il Real Madrid, che nel gennaio del 2007 lo porta in Spagna per ben 21 milioni di euro, cifra che in quegli anni aveva un valore molto diverso rispetto a come siamo abituati oggi. Nelle sue quattro stagioni e mezza con la maglia dei Blancos vince molto a livello nazionale, ma nulla in Europa, nonostante la storica tradizione del club. In 130 partite sigla una sola rete, alzando al cielo due volte La Liga, una volta la Supercoppa di Spagna e una volta la Coppa del Rey, nella sua ultima annata spagnola.
Nell’estate del 2011 la nuova Roma americana, nell’ambito di una vera e propria rivoluzione, lo porta in Italia in prestito oneroso per mezzo milione di euro, con riscatto fissato a 7 milioni. Debutta nella sconfitta casalinga maturata alla prima giornata con il Cagliari, giocando quasi tutto il match. Il suo primo e unico gol lo segna invece a fine novembre nella vittoria con il Lecce, nella quale serve anche l’assist per la splendida rovesciata vincente di Osvaldo, annullata ingiustamente per un fuorigioco inesistente. In giallorosso ottiene 30 presenze in Serie A, due in Coppa Italia e in estate passa al Valencia, che lo acquista a titolo definitivo dal Boca Juniors.
Con gli spagnoli non trova molto spazio, giocando solamente in 18 occasioni tra Liga, Coppa e Champions League. Qui non segna mai, testimoniando ancora una volta il suo scarso feeling col gol. Termina così la sua avventura europea, e sei anni dopo l’addio ritorna in Argentina. Ad accoglierlo, in prestito, è il Vélez Sarsfield, club contro il quale siglò il suo primo gol in carriera. Pochi mesi, nei quali conquista solo 7 gettoni, prima di rescindere definitivamente il contratto che lo lega al Valencia. Libero di potersi accordare con qualsiasi club, torna lì dove è cresciuto e diventato grande, ovvero al Boca Juniors.
È il 2013 e Gago prova a rilanciarsi a casa sua. Per lui le porte della Bombonera sono sempre rimaste aperte, anche se gli infortuni lo hanno reso ormai un calciatore diverso a quello che da giovanissimo è salpato verso l’Europa. In Argentina il livello è comunque più basso, e l’ex Roma riesce a giocare con continuità e sfatare il tabù del gol: in 7 stagioni, infatti, trova altrettante gioie personali. Un piccolo record in un periodo così negativo per lui. I problemi al tendine d’Achille si fanno sempre più seri e insistenti, tant’è che spesso pensa anche di dover smettere. In un’intervista a FoxSport racconta: "Sono quindici anni che soffro terribilmente di dolori al tendine d'Achille. Tutto è iniziato con un Liverpool-Real Madrid, mi feci male a quel punto e chiesi al dottore di farmi delle infiltrazioni per continuare a giocare. Oggi, a distanza di anni, sono consapevole che potrei infortunarmi anche camminando o scendendo dalla macchina. Ghiaccio e dolore per tutta la settimana, è sempre la stessa storia. Metto gli scarpini due taglie più grandi, in maniera tale da affievolire il dolore. Preso dall'adrenalina del match, quasi non sento più niente. Eppure ve lo assicuro: dormo con il piede fuori dal letto e indosso le ciabatte quando sono in spiaggia perché altrimenti soffro davvero troppo...".
Nella sua seconda vita al Boca Juniors alza al cielo tre volte il Campionato Argentino, arrivando a 5 titoli complessivi con la maglia xeineze. El pintita, cioè "la macchiolina", soprannominato così in quanto amante della pittura, è ancora a caccia del primo titolo continentale, mai ottenuto in carriera, ma nel suo ultimo anno al Boca ci va molto vicino. Nel 2019 si arriva infatti alla storica finale di Copa Libertadores che vede contrapposte Boca e River Plate, le due rivali di Buenos Aires: l’andata si gioca lì, ma per colpa dei tumulti scatenati dalle due tifoserie il ritorno viene disputato in Spagna. Per Gago, oltre il danno, la beffa. Non solo perde la Copa Libertadores al cospetto dei suoi più acerrimi rivali, ma per l’ennesima volta s’infortuna al tendine d’Achille. Un colpo troppo duro da digerire, che portano il centrocampista a un passo dal ritiro.
Non sarebbe facile accettare di ritirarsi a soli 33 anni per colpa degli infortuni, per questo Gago non molla e decide di provarci, ancora una volta. Non lo fa solo per sé, ma anche per due persone che, in modi differenti, glielo chiedono. Il primo è Mateo, uno dei suoi tre figli e suo primo tifoso: "Quando mi sono fatto male nel Superclasico contro il River Plate, non ero sicuro di voler tornare a giocare. A mio figlio non avevo ancora detto nulla, lui già insisteva per venire con me al campo al momento del mio rientro. Quando gli ho detto che non sapevo se continuare o meno, mi ha detto che non era d'accordo...". L’altro invece è un suo amico ed ex compagno di squadra al Real Madrid, alla Roma e con la Selección Argentina: si tratta di Gabriel Heinze, che nel frattempo è diventato allenatore. Heinze ora è il tecnico del Vélez, società in cui Gago ha già militato.
Non si può rinunciare alla chiamata di un amico, e Gago non rifiuta. El Gringo gli chiede solo di entrare a far parte dello spogliatoio della sua squadra per portare esperienza e fare da chioccia ai più giovani, ma giorno dopo giorno le sue prestazioni crescono, tanto che qualche settimana dopo si ritrova a tutti gli effetti un titolare. In una conferenza stampa Heinze spiega: "Non capisco più nulla di questo calcio. Sono rimasto totalmente sorpreso da Gago. È un esempio. Al di là dell'amicizia che abbiamo, visto che sono il suo allenatore, mi congratulo con lui e sono molto felice". Come detto, però, la sfortuna è sempre stata una grande compagna di viaggio del centrocampista, e a fine gennaio 2020, proprio prima della pandemia, si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. L’ennesimo colpo a un calciatore ormai stanco di cadere e rialzarsi continuamente. Le voci di un suo ritiro dal calcio giocato si fanno sempre più insistenti; alcune lo vedono addirittura pronto a entrare a far parte dello staff tecnico di Heinze, cosa smentita dallo stesso mister del Vélez: "Con Gago c'è un'amicizia di vecchia data ma a livello professionale di recente non ho mai parlato con lui. Tutto quel che è stato detto è assolutamente falso".
Tutto ciò succede questa estate. Ma quindi, Gago tornerà davvero a giocare? Da pochi giorni il Vélez è tornato al lavoro per iniziare la preparazione in vista della prossima stagione: dagli scatti pubblicati dalla società si riconosce la sagoma di un calciatore che sembra avere proprio la sua stessa fisionomia. Sì, è lui, perché Fernando Gago non ha nessuna intenzione di smettere, e anche il prossimo anno, per l’ennesima volta, affronterà il dolore e cercherà di sconfiggerlo sul campo.
La tanto citata sfortuna persegue l’argentino in tutta la sua avventura calcistica. Oltre a non aver mai vinto un trofeo continentale per club, Gago non ha mai vinto una grande competizione con la propria nazionale, se non un Oro Olimpico a Pechino 2008. Nelle competizioni principali vanta ben 3 argenti, due in Copa America e uno nel Mondiale del 2014. Delusioni impossibili da dimenticare, soprattutto se per ben tre volte, a fine partita, sei stato costretto a sederti e vedere i tuoi avversari festeggiare col trofeo. Ma è tutta qui la spiegazione: Gago non ha mai mollato nonostante le molte avversità che hanno segnato la sua carriera. Senza aggiungere parole superflue, riportiamo questo stralcio di una sua recente intervista: «Sì, lo so che può succedere a chiunque. Viviamo tutti con questo. Nella vita va così. Oggi sei qui e domani chissà. E in campo è lo stesso. So di aver vissuto cose che un giocatore normalmente non sperimenta, ma mi tengo le cose buone e non quelle brutte. Ho subito tre interventi al tendine d'Achille e so anche che ci sono persone che ne subiscono uno e se ne vanno senza poter camminare bene. Non mi chiedo perché, o come, o quando. Al contrario, dico: “È successo a me e l'ho superato. L'ho capito e ho imparato a conviverci". Ho subito cinque operazioni e tornerò cinque volte. La mia illusione è giocare di nuovo su un campo di calcio ed è così che sarà. Non ho paura che accada di nuovo a me. Lo faccio perché mi piace. Tornare sul campo da gioco è il mio bisogno».
L'ultima, forse, avventura di questo giocatore sta per iniziare, col sorriso e la voglia che non lo hanno mai abbandonato nel corso della sua travagliata carriera. Al futuro poi ci penserà, ma oggi Gago vuole solo continuare a infilarsi gli scarpini e correre agli allenamenti del Vélez.