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Al via il tour de force con un puzzle ricomposto

di Gabriele Chiocchio

Ottenere un risultato positivo a Cagliari domenica scorsa era vitale per una Roma che, dopo aver ripetutamente traballato dal derby in poi, è caduta rovinosamente con la sconfitta in Coppa Italia contro la Fiorentina, che ha cancellato uno dei tre obiettivi stagionali. Il successo in Sardegna non ha solamente rappresentato un sapersi immediatamente rialzare, caratteristica peculiare della migliore versione della Roma di Garcia, ma è anche un pezzo del puzzle giallorosso tornato al suo posto dopo le ultime convulse settimane.

E non sarà l’unico: è atteso per domani il ritorno di Gervinho, migliorano le condizioni di Daniele De Rossi, rientreranno dalle squalifiche Kostas Manolas e Alessandro Florenzi e presto ci sarà una nuova tessera chiamata Seydou Doumbia, che darà una ventata di freschezza all’attacco della Roma. Al di là di quanto è stato buttato via tra campionato e Coppa Italia in questo inizio di 2015, il recupero di questi elementi arriva in un altro momento cruciale della stagione, un blocco di cinque partite che si concluderà con lo scontro diretto con la Juventus e che vedrà la squadra esordire in Europa League con il doppio confronto col Feyenoord.

Proprio l’Europa League potrebbe rappresentare un nuovo trampolino di lancio per la squadra di Garcia, che con la Champions League ha pagato il salto troppo ampio tra l’assenza di una competizione europea e il doversi confrontare con il top del contintente, senza compiere step intermedi in grado di abituare il gruppo al clima e al modo europeo di giocare a calcio, fortemente diverso da quello italiano. Andare avanti nell’ex Coppa UEFA aumenterebbe la convinzione di un gruppo che, con più certezze alle spalle, tornerebbe quasi naturalmente a fare quel metro in più richiesto dal tecnico francese, rimettendo al suo posto un’altra delle tessere più importanti del mosaico.

Ma prima c’è il Parma, ed è inutile dire quanto quella con la squadra di Donadoni sia una gara da non sottovalutare in alcun modo. Un ritornello sentito tante volte e che troppe volte è rimasto tale: a parlare dovrà essere solo il campo.


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