Andreazzoli ha ricostruito un gruppo
Muzzi che abbraccia Andreazzoli, Romagnoli che abbraccia Andreazzoli, Balzaretti che abbraccia Pjanic, Pjanic che abbraccia tutti, anche la terna arbitrale. Tachtsidis felice come se avesse segnato lui, Torosidis festeggiato dai suoi compagni. Tutti, staff medico incluso, che abbracciano tutti. Andreazzoli a fine gara ha sentenziato: “I miei obiettivi? Uno si è visto in campo a fine gara: vedere i calciatori e la panchina che esultano tutti quanti assieme è già un obiettivo”. Non è solo una questione estetica: la felicità negli occhi dei giocatori, a fine gara, è la dimostrazione di come tutti stiano remando dalla stessa parte. Non che prima giocassero contro Zeman, sia chiaro, ma ora è evidente la compattezza dei giocatori e l’affiatamento con il proprio allenatore. Nel calcio, così come nella vita, le motivazioni hanno un peso fondamentale. Occorre anche il talento, ovviamente e a Trigoria non ne manca, ma senza la giusta mentalità neanche il Barcellona sarebbe riuscito a vincere tutto. La mentalità non è qualcosa che si possa creare dall’oggi al domani ma si costruisce giorno dopo giorno, partendo dalle piccole cose. Andreazzoli lo sta facendo e i risultati si iniziano a vedere. A prescindere dal modulo, anch’esso ovviamente molto importante. A prescindere dalla cura della fase difensiva, sulla quale il tecnico lavora quotidianamente. A prescindere dalle scelte di formazione, a prescindere da tutto, la differenza con la precedenza gestione sta proprio nella voglia, nella cattiveria e nella determinazione che la squadra mette in campo. La felicità, la soddisfazione e l’orgoglio che i calciatori hanno mostrato a fine gara non sono emozioni dissimulabili e non si possono fingere. Sono emozioni vere, necessarie per una squadra che abbia l’ambizione di risalire la classifica.