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Arabia Saudita, minaccia e opportunità. Anche per la Roma

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

La grande novità dell’estate 2023 è l’irruzione delle squadre arabe sugli importanti tavoli di calciomercato. Già diversi giocatori hanno cambiato non solo nazione, ma continente, in virtù delle golose offerte economiche ricevute, e da quelle parti sembrano non volersi ancora fermare, nel tentativo di rendere la loro lega un campionato, se non appassionante, almeno appetibile. È chiaramente l’inizio di un progetto di più ampio respiro, nonostante il paventato ritiro della candidatura dell’Arabia Saudita a ospitare i mondiali del 2030, ma il rischio che tutto si sgonfi come accaduto, per esempio, in Cina, non è mai da sottovalutare.

In ogni caso, in Europa tutto ciò viene raccontato quasi esclusivamente come una minaccia, perché gli arabi, per esempio, non devono sottostare ai regolamenti finanziari varati dall’UEFA e possono quindi porsi, in via teorica, come una concorrenza nettamente avvantaggiata sia per liquidi a disposizione, che per capacità di spenderli. Il fatto che il campionato arabo abbia attualmente un appeal poco superiore allo zero viene spesso dimenticato, così come viene spesso dimenticato che se qualcuno spende tanti soldi, qualcun altro quei tanti soldi li riceve, con tutti i vantaggi del caso.

La Lazio, per esempio, ha incassato una quarantina di milioni cedendo un calciatore, Milinkovic-Savic, che fra meno di 12 mesi si sarebbe svincolato; l’Inter ha monetizzato in poco tempo Marcelo Brozovic, risolvendo le sue (perché non è un’esclusiva della Roma) pendenze con l’UEFA; il Milan ha addirittura approfittato di una combo Arabia-Premier League per piazzare Sandro Tonali al Newcastle a 70 milioni, situazione diversa dalle altre due visto che il centrocampista giocherà nei due contesti migliori al mondo e non in un campionato che, di fatto, sta nascendo ora, ma comunque abbastanza sovrapponibile per forza economica e provenienza geografica del compratore. Queste tre squadre hanno indubbiamente sfruttato questa situazione dipinta da qualcuno come tragica, ma che in realtà nasconde, anche non troppo bene, una grossa opportunità per far entrare “soldi freschi” nelle casse dei club.

E la Roma? Si parla solo dell’offerta per Spinazzola, 7 milioni. Si scrive anche che Pinto ne vorrebbe almeno 10, ma probabilmente già solo non fare minusvalenza con un calciatore che ha il contratto in scadenza a giugno prossimo e che pesa per quasi 12 milioni nel bilancio sarebbe un successo. Altre offerte? Non pervenute. I giallorossi, che di incassare hanno bisogno non per ampliare le proprie possibilità in questo mercato, ma per portare all’UEFA i compiti fatti a giugno del prossimo anno, avrebbero grande interesse ad approfittare di questa pioggia di soldi arabi, ma non hanno quasi merce di scambio a disposizione. Si potrà stare tranquilli nel non rischiare di vedere smembrato un gruppo che non ha mai raggiunto la Champions League da quando si è formato, ma magari tra qualche mese si potrà rimpiangere di non aver messo da parte risorse. 


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