Capitani coraggiosi
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Nei momenti delicati, difficili, nei momenti di maggior caos l’umanità ha bisogno di punti fermi, di aggrapparsi ad alcune certezze.
Succede in politica, nella vita e nel calcio. Con una società in vendita e un ds sospeso, la Roma si aggrappa alla certezza Fienga, alla certezza Fonseca e, in campo, ai suoi capitani. Da una parte Edin Dzeko, bomber dai gol importanti, quelli che la palla scotta, la porta si rimpicciolisce e i portieri sembrano giganti. Quelli che le gambe tremano e la mente porta all’errore. Quello stato mentale in cui il grande giocatore segna e quello meno bravo la spara in curva. Lui arriva e la butta dentro, di classe, di forza, di giustezza, poco importa. Sta trascinando la Roma con la sua compostezza e la sua mentalità superiore alla classifica attuale dei giallorossi.
Dall’altra parte c’è Lorenzo Pellegrini, romano, romanista e designato come suo erede direttamente da Francesco Totti che, nel corso della conferenza stampa di addio alla Roma, spese parole al miele per il numero 7 giallorosso. L’attaccamento alla maglia e la dedizione alla causa non sono in dubbio e, finora, Pellegrini ha respinto al mittente tutte le offerte. Sa di poter ambire a una società importante ma vuole che questa sia la Roma, in attesa che Fienga presenti il progetto per il futuro per poter poi discutere del rinnovo del contratto. Pellegrini ama Roma e i tifosi contraccambiano. A questo si aggiunge tanta qualità: abbiamo visto contro la Sampdoria come il suo ingresso in campo abbia cambiato la partita. Con semplicità ha mandato in porta Edin Dzeko con quell’ultimo passaggio (i famosi passaggi chiave), che spesso mancano nella Roma. Sia Francesco Totti che, più di recente, Claudio Ranieri l’hanno incoronato erede al trono. Una bella responsabilità, che il ragazzo è pronto a prendersi e a caricarsi sulle spalle con orgoglio.