Colpe o episodi? Le solite due facce della Roma
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Perdere per due volte contro lo stesso avversario e con le stesse premesse - ultimo posto in classifica, 0 vittorie in campionato - lascia inevitabilmente la tentazione di legare tra loro queste due partite, trovando analogie, punti in comune, momenti che si ripetono e magari “dare la colpa” a questi, piuttosto che tentare di fare un’analisi più ampia.
Il punto, invece, è che se si legano insieme il KO di Coppa Italia all’Olimpico e quello di quest’oggi in campionato, allora vanno aggiunte all’elenco anche altre partite, e va fatto a prescindere dal risultato. Perché, come a volte risultati positivi sono stati determinati da un momento, da un calcio piazzato o da altre cose del genere, sarebbe disonesto disconoscere come il 2-1 maturato allo Zini sia frutto di un tiro del martedì e di un rigore nato da un’azione molto vicina ai connotati della casualità. Ma allora bisogna andare a vedere il tratto di linea compreso tra questi due punti, parte più vicino a un segmento piatto e parte movimentato da sostituzioni che hanno portato “solamente” a una reazione rabbiosa fatta di lanci lunghi, che pure sarebbero potuti bastare non solo per recuperare un punto dalla spazzatura, ma anche per portarsi via l’intera posta nel solito modo che a un primo acchito sembra eccessivo, ma che a una lettura più fredda può far dire “alla fine è meritato”, come tante volte è successo quest'anno e non solo.
Le due conclusioni a cui si può arrivare sono che, se la Cremonese non aveva ancora vinto una partita, evidentemente (più di) un motivo c’era, e che a volte fare quello che ha fatto la Roma non basta per fare punti anche contro avversari come i grigiorossi. Avevamo parlato di una settimana in cui la Roma aveva affrontato avversari di crescente intensità, in una climax che aveva trovato il suo apice nel match contro il Salisburgo; anche la Cremonese ha messo intensità, non trovando però un’opposizione qualitativa - oltre che ugualmente intensa - quale invece era stata quella che aveva portato la Roma nel retour-match contro gli austriaci. La squadra di Jaissle aveva mostrato comunque dei punti deboli che Mourinho era andato a martellare; i giallorossi non hanno fatto così quest’oggi, e se non riesci a giocare contro il tuo avversario allora serve qualcosa in più di tuo che ti dia sicurezza, che però per sua scelta la Roma raramente mette in campo, riducendo le sue certezze a una - momentanea - superiorità fisica che stavolta non è riuscita a sfruttare.
Insomma, perdere due volte contro la Cremonese delle zero (ora non più) vittorie in campionato può essere considerato sia frutto di episodi che conseguenza di una serie più ampie di concause, o, volendo, di colpe. Sono le due facce che la Roma, questa Roma, propone ormai da un anno e mezzo: la sfida di chi sta fuori è provare ad arrivare a una conclusione univoca, quella di chi è dentro è di puntare ai propri obiettivi anche oltre questa dicotomia che ancora non è stata risolta. Con in più il compito di inseguire chi è davanti dopo un trittico di partite che, invece, doveva dare un’accelerazione in più. Di tempo non ce n’è più molto: buona fortuna.