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Comandare il più possibile per prendersi la Champions League

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

Questo finale di 2020, pur col rovescio di Bergamo, ci lascia una Roma terza in classifica e quasi perfetta nelle partite in cui era chiamata a fare risultato: scorrendo rapidamente il calendario, i giallorossi restano “colpevoli” di aver lasciato due punti (poi diventati tre) solamente nella prima giornata contro l’Hellas Verona, salvo poi fare sempre bottino pieno in questo tipo di gare e non averlo mai fatto nelle sfide di alta classifica. Un trend che potrebbe aver trovato spiegazione nelle ultime tre gare del 2020: nelle partite con Torino, Atalanta e Cagliari ci sono stati dei minuti in cui i giallorossi non sono stati in grado di comandare le operazioni, subendo l’iniziativa avversaria. Contro i granata è accaduto a risultato ormai in ghiaccio, contro gli orobici è costato i punti in palio e contro gli isolani ha ridato senso a una partita che stava scivolando via con molta tranquillità. Questo, normalmente, può accadere per due motivi, vale a dire un deficit atletico oppure tecnico rispetto all’avversario. La somma delle due componenti, semplificando, dà un numero di minuti in cui la Roma perde la maniglia e, per proprie caratteristiche, non riesce a controbattere all’offensiva avversaria, finendo per soffrire qualsiasi avversario, che sia il Milan primo in classifica o il Torino ultimo. Se questo numero di minuti è sufficientemente basso, come accaduto proprio contro la squadra di Giampaolo, la cosa non è un problema, se invece si alza eccessivamente, come successo a Bergamo, questo fatto diventa decisivo, perché in quei minuti qualsiasi cosa può diventare un pericolo. Fonseca, nel corso dell’autunno, ha fatto il possibile per far sì che ci fossero meno sbavature atletiche possibile: il turnover scientifico di Europa League ha indubbiamente dato i suoi frutti in entrambe le competizioni e passaggio del turno e classifica di Serie A stanno lì a dimostrarlo. La sosta (seppur breve) arriva nel momento giusto e anticipa un calendario che nelle prossime 9 riserverà alla Roma 3 big match (contro Inter, Lazio e Juventus) e 6 partite “da vincere”, con 3 soli viaggi da fare (a Crotone, Torino sponda Juventus e Benevento, non contando il derby che si giocherà in casa della Lazio, ma senza pubblico): un’occasione che la Roma deve provare (e possibilmente riuscire) a sfruttare per mettere in cascina altri punti che torneranno utili quando gli impegni torneranno ad accumularsi con la ripresa dell’Europa League e l’inizio della Coppa Italia. Con l’insegnamento di un anno fa, quando a gennaio e febbraio la Roma si vide sgretolare tra le mani ogni residua chance di entrare nelle prime quattro con quelle cinque, inopinate, sconfitte in pochi turni di campionato. Passato, presente e futuro puntano tutti e tre verso lo stesso obiettivo, quella Champions League che da queste parti ormai manca davvero troppo.


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