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Coppa più importante o coppa del turn-over? Di Francesco risolve l'eterno dubbio

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

Non è esagerato pensare che la Coppa Italia sia una tra le competizioni più in grado di dividere l’opinione delle persone. C’è chi la considera il primo obiettivo “perché il più facile da raggiungere” (come se non ci fossero le stesse grandi squadre che si contendono il campionato), chi invece la trova poco stimolante per via della formula, chi la sacrificherebbe senza grossi problemi per avere meno impegni durante la settimana e chi addirittura farebbe rotazioni in campionato per arrivare pronti all’appuntamento a eliminazione diretta. Tralasciando la teoria, l’idea della società sembra abbastanza chiara, con la priorità data all’ingresso in Champions League come dichiarato da Pallotta qualche mese fa, e al di là di ogni discussione, è quantomeno una rarità che un giocatore, un allenatore o un dirigente di una squadra di alta classifica ponga come obiettivo pubblico la vittoria del trofeo nazionale prima della qualificazione alla coppa più importante. E trasportando la dicotomia sul campo, le rotazioni si effettuano spesso in Coppa Italia, con il rischio, però, di compromettere quello che resta un obiettivo da raggiungere e il rimpianto di non aver fatto di più per mantenerlo vivo: un problema che Eusebio Di Francesco ha risolto alla radice, con un turn-over quasi sistematico in questi primi mesi di stagione che ora permette di considerare credibile per vincere un certo tipo di partite quasi ogni formazione possibile. Un conto è parlare di rosa lunga o corta, un altro è utilizzarla o meno e il tecnico, oltre a ottenere risultati, ha messo in moto il motore di praticamente tutti i giocatori a sua disposizione: se si guarda indietro, non c’è una partita in cui un mancato successo possa essere attribuito a scelte di formazione avventate o in cui i tre punti sono stati portati a casa con più fatica del previsto per questo motivo. Per battere il Torino e superare il turno occorreranno maggiore qualità e intensità rispetto a quelle viste nelle ultime uscite: questo non dipenderà certamente da chi andrà in campo, ma dalla forza di un collettivo che deve riprendere a crescere anche in vista del big match dell’Allianz Stadium, per cui - qui sì, senza discussione - servirà scendere in campo con gli uomini migliori, meno logori di quanto sarebbero potuti essere con un utilizzo diverso. In gergo, si può parlare di prevenzione tecnica e, si sa, prevenire è meglio che curare.


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