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Cosa vuol dire giocare in Europa

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

Le due gare contro il Real Betis sono state indubbiamente le due partite con l’avversario di rango maggiore giocate in Europa dalla Roma di José Mourinho; sono state anche le due più significative per ciò che rappresenta giocare nelle competizioni UEFA, dove, lo sappiamo bene, molto è diverso rispetto alla quotidianità del campionato.

Giocare in Europa significa incontrare avversari rodati, abituati a stare in alto nelle classifiche dei rispettivi campionati e per questo, tendenzialmente, vogliose di mantenere il controllo della partita e del suo ritmo. Il Real Betis, nei 180 minuti, è stato esattamente questo: la colpa della Roma è stata quella di esserlo stato solo in parte di essi, perché se all’andata il palleggio spagnolo era parso a tratti incontrastabile, quest’oggi i giallorossi sono riusciti ad opporre maggiore resistenza almeno per un buon tratto della gara, limitando i rischi al minimo e capitalizzando, finalmente, l’unica grande occasione creata. 

Resta il danno di aver subìto tre reti tutte in situazioni a bassa percentuale realizzativa, ma questo è un’altra delle responsabilità di giocare in campo internazionale a livelli più alti di quelli della Conference League. Qualsiasi situazione può rivelarsi pericolosa, specie se dietro a quei tentativi non certo semplicissimi ci sono errori che facilitano il tuo avversario; aggiungi un po’ di sfortuna nella deviazione sul tiro di Canales ed ecco che il primo posto del girone diventa un obiettivo definitivamente svanito, in un’annata in cui giocare anche due partite in meno è come bere una bella sorsata d’acqua nel deserto.

E due partite ancora mancano alla fine di questo girone che la Roma non avrebbe dovuto complicarsi proprio per questo motivo: la qualificazione, presumibilmente, non potrà decidersi prima del triplice fischio di Roma-Ludogorets, la quartultima partita prima della sosta per il mondiale e la quarta di sette che, dopo il buco della prossima settimana, i giallorossi giocheranno ogni tre giorni. Contro HJK Helsinki e Ludogorets si tornerà a un livello più vicino a quello della Conference League, di cui la Roma espone orgogliosa la patch di campione in carica, con la speranza di fare i punti necessari per guadagnarsi almeno altre due lezioni d’Europa da frequentare a febbraio. Di meglio, per ora, non si può chiedere: giocare in Europa vuol dire questo.


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