Dai fischi agli applausi
Se due mesi fa qualcuno avesse osato dichiarare che la Roma se la sarebbe giocata alla pari, a viso aperto, con il Real Madrid sarebbe stato preso per matto. Un folle. Uno squilibrato. Quel matto, invece, avrebbe avuto ragione perché i giallorossi non hanno demeritato contro una tra le squadre più forti del mondo. Nessun tremore di fronte a Ronaldo, Benzema, James, Modric, Isco e compagnia cantante. Tanto rispetto, tanta prudenza, ovviamente, ma nessuna barricata anche perché, in caso contrario, sarebbe finita in goleada. La Roma ci ha creduto, ha lottato, ha sudato, ha corso, ha dato tutto (Vainqueur anche i tacchetti) ed è stata punita dalla classe immensa dei campioni del Real Madrid. Si è passati così dai fischi per la qualificazione contro il BATE (dopo una prestazione bruttissima) agli applausi per la sconfitta contro il Real perché il tifoso pretende solo una cosa: che la propria squadra dia il 120% e la Roma, ieri, ha dato proprio tutto. Due mesi fa sembrava anche solo impossibile perdere con onore mentre ieri, con onore, la partita poteva pure essere vinta perché di occasioni i capitolini ne hanno avute parecchie. Poco cinismo, poca cattiveria, poca sostanza sotto rete sono stati i peccati capitali mentre il Real, al contrario, appena ha avuto l'occasione ha punito i giallorossi con due acuti di un fenomeno, come Ronaldo, e di un giocatore di classe assoluta come Jesé. Difficile pensare a una rimonta, servirebbe un'impresa, un miracolo. Peccato perché, come dichiarato da Spalletti, un buon risultato oggi avrebbe dato slancio e fiducia a una squadra che ne avrebbe bisogno.