Dalla carta al campo: il mercato deve ancora ingranare
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Il 4-0 subìto dall’Udinese ha senz’altro smorzato un po’ di quel grande entusiasmo che la catena Conference League-mercato aveva creato quest’estate. Non lo ha assolutamente cancellato e a testimoniarlo c’è il sold-out registrato, ancora una volta, per Roma-Atalanta, ultima gara prima della sosta delle nazionali di settembre, ma è chiaro che quell’abbrivio iniziale si è un po’ perso e bisognerà trovare il modo di darsi nuovamente una spinta per riprendere a correre, con ancora trentatré partite di campionato davanti e tutta l’Europa League e la Coppa Italia da giocare.
Il mercato, appunto: l’arrivo dei vari Dybala, Matic, Wijnaldum, Celik e Belotti ha senz’altro rinforzato la squadra sulla carta, ma il passaggio dalla carta al campo deve essere ancora portato a termine: non è certamente un processo immediato, ma poteva essere più avanti sia per cause controllabili, che per altre meno controllabili. Cominciamo da quest’ultime: l’infortunio di Wijnaldum ha cambiato tante carte in tavola, non solo per l’effettivo utilizzo dell’olandese, ma anche per le rotazioni degli altri centrocampisti. Camara è arrivato comprensibilmente tardi e non sappiamo quanto poi potrà spostare gli equilibri: il risultato è che il plus che potrebbe portare uno come Matic viene assorbito dalla sua scarsa compatibilità tattica con l’unica riserva davvero considerata da Mourinho, quel Bryan Cristante che dall’8 doveva essere sostituito - o con cui doveva essere alternato - e che invece gioca con lui, in una coppia che fa un po’ scopa.
A proposito, poi, di alternanze e alternative, Celik e Belotti hanno principalmente questo ruolo, per cui possono spostare fino a un certo punto e, specie il secondo, essere la ciliegina su una torta che deve essere ancora cucinata. Il cui ingrediente principale non può che essere Paulo Dybala: l’argentino è arrivato per sopperire ai guai sia creativi, che finalizzativi della Roma. Il problema è che lui è uno solo e i guai sono due, e, almeno per il momento, il numero 21 non sembra essere in grado di risolverli entrambi. L’idea è che uno con la sua capacità finalizzativa dovrebbe stare più vicino alla porta, la scelta di Mourinho è stata, finora, quella di costringerlo a un roaming offensivo tanto ampio quanto dispendioso, che può aiutare in termini di creazione ma meno negli ultimi metri, dove i problemi al momento sono gli stessi dello scorso anno. Insomma, la faccia scintillante del mercato l’abbiamo già vista: ora alla Roma serve convertire tutto questo in effettiva utilità sul campo.