Di più è meglio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
La partita di sabato contro l’Hellas Verona, al netto di un avversario che ha confermato all’Olimpico tutte le difficoltà che aveva già prima, ha visto finalmente una Roma capace di mettere in campo diverse delle idee di calcio che Di Francesco ha voluto portare a Trigoria fin dal primo giorno. Una piccola svolta in positivo determinata, oltre che dall’impegno non certo proibitivo, anche dall’inserimento di elementi come Lorenzo Pellegrini, che già conosce le richieste del mister dai tempi di Reggio Emilia, e Cengiz Ünder, che pur non essendo - eufemismo - un calciatore navigato, ha dimostrato di saper interpretare il ruolo di esterno destro d’attacco, esibendo movimenti non ben assimilati dalle alternative nel ruolo e anche qualche giocata di rilievo. Difficile non collegare il miglioramento a livello di gioco anche all’utilizzo di pedine più congeniali ad esso: Grégoire Defrel ha sicuramente un’utile funzione da equilibratore ma non fa sì che il meccanismo offensivo sia sufficientemente oliato, così come Kevin Strootman abbonda di carisma, personalità e qualità tecniche, ma forse difetta un po’ in dinamismo e comunque non ha ancora indossato completamente i panni dell’intermedio di centrocampo del sistema di gioco di Di Francesco. La cosa peggiore da fare in questo momento è ipotizzare che qualcuno “abbia perso il posto” in favore di qualcun altro: il mercato ha consegnato al tecnico una rosa lunga nel numero degli elementi, il campo deve confermare questa abbondanza nei fatti. Le gerarchie esistono, così come Di Francesco avrà sicuramente in testa un undici da cui non derogare nella cosiddetta partita della vita, ma l’obiettivo è lo stesso di quest’estate, vale a dire proporre un impianto di gioco che generi un rendimento costante a prescindere da chi scenda in campo. Prima Strootman, ad esempio, raggiungerà il livello di immersione nel gioco di Pellegrini, prima staccherà dal compagno quell’etichetta di quasi indispensabilità che in questo momento lo contraddistingue, ampliando le possibilità di scelta senza compromessi dell’allenatore: in una stagione da almeno 45 partite non conta solo avere undici titolari di livello, ma conta avere il maggior numero possibile di calciatori credibili da mettere in campo nel maggior numero possibile di partite. Di più è meglio: pare banale, ma a volte sembra che non si veda l’ora di dimenticarlo.