Due squadre agli antipodi: l’asticella della Roma non si alza
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Continua l’altalena emozionale chiamata Roma 2023-2024: alle 19:30 la festa per l’arrivo di Romelu Lukaku e i sogni di gloria a lui connessi, dalle 20:45 un quasi monologo rossonero che ha dato chiaramente l’idea della strada che i giallorossi hanno da fare per accodarsi con credibilità al gruppo delle prime, che, passato appena il prologo della stagione, è già a una distanza che non è di due cifre solo perché non può esserlo matematicamente.
All’Olimpico oggi si sono viste due squadre agli antipodi. Un Milan, costruito grazie alla cessione di uno dei suoi asset più importanti, Tonali, che esprime un calcio divertente ed efficace e che sa controllare la partita, contro una Roma che adesso non sembra essere né carne né pesce, perché continua a generare poco, tolto il finale un po' casuale e in superiorità numerica, ma adesso subisce pure tanto. Sei gol incassati in tre partite, due per gara, sono un numero non certo da squadra di Mourinho; o meglio, non sono un numero da squadra di Mourinho al top, perché il portoghese aveva fatto anche peggio nella stagione 2015-2016, quando nelle prime tre sfide di Premier le reti incassate furono sette, e anche allora era il terzo anno sulla stessa panchina.
Coincidenze? Presto per dirlo, perché la stagione è appena iniziata e perché queste tre partite sembrano essere l’inizio di un nuovo percorso tattico, al momento dai risultati non lusinghieri, intrapreso dai giallorossi. Da dopo la sosta, avere o non avere Lukaku farà la differenza, così come fa la differenza avere o non avere Dybala; potrebbe però fare la differenza anche avere o non avere Aouar e avere o non avere Renato Sanches, e questo elenco di giocatori, con i due infortuni occorsi nelle prime tre giornate, comincia a essere troppo lungo per far sì che la Roma possa avere quella continuità necessaria per far bene in campionato, dove, non certo per caso, non arriva nelle prime quattro da cinque anni.
Risultati di scelte di mercato a loro volta frutto di obblighi che hanno limitato le opzioni a disposizione di Tiago Pinto, come detto più volte, e che hanno impedito, qualora lo si fosse voluto, di lavorare per sostituire elementi in evidente difficoltà quando il livello si alza. L’ennesimo scontro diretto perso di questo nucleo di giocatori forse fissa un limite oltre il quale l’asticella sembra proprio non poter andare: ci sono 35 partite per provare a cambiare il trend.