È finito il tempo dei calcoli, ora non si può più sbagliare
Tre gare, 270 minuti, 9 punti. Sono questi gli unici tre numeri che devono interessare la Roma da qui alle 22.45 del 31 maggio, quando si conoscerà la posizione in classifica in cui i giallorossi concluderanno questa travagliata stagione. Gli ultimi eventi come l'anticipo della finale di Coppa Italia, con la Lazio coinvolta nella settimana del derby e l'eliminazione del Napoli dell'Europa League, che costringerà gli azzurri a dover battere i biancocelesti nell'ultima giornata per sperare di entrare in Champions League offrono l’irresistibile tentazione di fare previsioni e calcoli, di formulare ipotesi e spostare tasselli che le ultime giornate di campionato hanno però sistematicamente fatto saltare, rendendo ognuna delle possibilità di classifica se non ugualmente probabili, come minimo difficilmente prevedibili.
Conta solo il campo e, fino a domenica, l’unico pensiero sarà la gara con l’Udinese. Che andrà giocata in modo diametralmente opposto a quanto accaduto a Milano, dove si è assistito a uno spettacolo ben oltre il limite dell’inspiegabile per differenza di motivazioni, di livello tecnico e di traguardi da raggiungere con i rossoneri. Il come, a questo punto, diventa secondario: sia per quanto riguarda il campo in senso stretto, sia per quanto concerne l’avvicinamento a questa gara. Il ritiro, che già di per sé è tutto tranne che un istituto risolutivo, per come è stato impostato sembra più essere un formale contentino per un ambiente frustrato che un mezzo per un (il) fine. In passato scelte fatte in questa direzione non sono state particolarmente felici, ma non servirà aspettare molto per capire se la gestione di questo delicatissimo momento sarà stata positiva o meno.
Lo spazio per gli errori è ridotto al minimo ed è residua eredità più di mancanze altrui che di meriti propri: proprio per questo non è più il tempo di confidare in ulteriori scivoloni delle avversarie, ma di mettere tutto ciò che rimane per arrivare al traguardo. Ogni possibile stimolo e motivazione (come se non fosse sufficiente il malloppo che la Champions League garantisce, specie in periodi di sentenze UEFA per il fair-play finanziario) andrà condensato nel pentolone delle energie rimaste, da concentrare nell’obiettivo. Non si può più sbagliare.