Giocare col fuoco
Roma-Atalanta ha lasciato un grosso segno nella stagione dei giallorossi, ancor più di quanto possa aver fatto il match del Camp Nou con il Barcellona. Contro gli orobici, la squadra di Garcia si è mostrata scarica, deconcentrata e disunita, in una prova di inquietante somiglianza con quelle di una squadra a fine ciclo o quantomeno a fine stagione, ma offerta quando il girone d’andata deve ancora concludersi. Al di là delle già dibattute questioni strettamente legate all’organizzazione di gioco e alla tenuta difensiva, nel match di domenica la Roma ha smarrito anche il collante che teneva insieme la squadra, come accaduto, per esempio, nella scorsa stagione, contro la Fiorentina in Europa League.
Anche in quel caso la situazione di Rudi Garcia fu fortemente a rischio, ma il tecnico fu confermato e la squadra diede segnali di ripresa già tre giorni dopo sul campo del Cesena: non che tutto a un tratto il gioco tornò a essere scintillante, ma chi scese in campo quella sera al Manuzzi mostrò di essere comunque concentrato verso il raggiungimento dell’unico obiettivo rimasto, la difesa del secondo posto, che poi alla fine, con qualche patema d’animo, fu centrato. Il contesto attuale presenta qualche analogia, ma anche enormi diversità, sia a livello temporale (lì si era a tre quarti di stagione, oggi se ne è giocata poco più di un terzo), che soprattutto di classifica: oggi la Roma non ha nessuna dote da gestirsi, ma anzi deve rincorrere chi sta davanti, non solo per l’obiettivo massimo, ma anche per quello minimo (e indispensabile), come l’accesso alla prossima Champions League. La stagione è ovviamente lunga, le distanze non sono ancora ampie e tutto può essere rapidamente rimesso in discussione, si possono fare tutti i discorsi di questo mondo ma quello della Roma è un trend difficilmente ribaltabile nel lungo periodo: a livello aritmetico tre sconfitte in quattordici giornate, con le trasferte del San Paolo e dello Juventus Stadium ancora da affrontare, significano dover intraprendere un cammino eccezionalmente positivo nella seconda parte o sperare in un campionato piuttosto lento (come lento è stato il secondo posto della scorsa stagione, ottenuto dalla Roma con appena 70 punti), mentre per quanto riguarda gli aspetti strettamente legati al campo, è complesso costruire qualcosa se bastano un paio di - pur importanti - assenze per lasciare nudo il re o se non viene messo tutto in campo in ogni partita, nessuna esclusa.
Se svolta doveva essere, ormai è tardi per darla: la Roma ha deciso di continuare a giocare col fuoco e lo farà sabato a Torino e soprattutto mercoledì prossimo contro il BATE Borisov, quando il premio in palio sarà di vitale importanza.