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Giustizia è fatta. Ad armi pari contro Milan e Juve

di Luca d'Alessandro
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro

Kevin Strootman ci sarà contro Milan e Juventus. La Corte Sportiva d'Appello Nazionale della FIGC ha restituito alla Roma ciò che gli era stato ingiustamente tolto dal Giudice Sportivo. “Una evidente simulazione che determina l’espulsione diretta del calciatore avversario”. Questa la motivazione delle 2 giornate di squalifica date a Strootman. Peccato che il tutto fosse stato scaturito dalla trattenuta di Cataldi al numero 6 romanista (trattenuta che gli è valsa la squalifica), ma soprattutto che “la norma federale in questione pretende che la simulazione abbia il carattere dell’evidenza, nel senso che la condotta simulatoria del calciatore non sia stata, in alcun modo, determinata dal comportamento di un avversario”. Si è gridato “giustizia è fatta” al momento dell'annuncio delle due giornate di squalifica. Invece si trattava di una non applicazione del Codice di Diritto Sportivo. Strootman era stato squalificato senza applicare la legge. Punto. In un momento delicato della stagione, con Milan e Juventus alle porte. Inutile accusare che a Roma, sponda giallorossa, fosse partito il pianto. Un altro j'accuse gratuito. Specie quando nelle ore post derby il DG Baldissoni predicava la calma, di non pensare agli sconfitti e in generale agli altri, ma a se stessi perché “siamo belli come siamo”. Il problema era che invece di stemperare gli animi in vista di una fase importante del campionato, era stato alimentato, da un errore burocratico, il “vento del nord”. Normale che, lette le motivazioni, le discrepanze e le contraddizioni scritte nelle sentenza, sia partito il populi cogitandi: “Lo hanno fatto di proposito perché affrontiamo Milan e Juve”.

SCORIE – Le scorie del derby si son trascinate fin troppo. La Roma lo ha vinto perché più squadra, più pronta, più ignorante dell'avversario. A volte però non basta il campo e il post dura ben più dei 90 minuti regolamentari. Invece che la guerra etnica, si è passati a una campagna mediatica, dopo le frasi razziste di Lulic (arrivate le scuse da parte della Lazio per le parole espresse da un suo tesserato, non quelle dirette del calciatore a Rüdiger), contro Strootman e i tifosi romanisti, al netto del fatto che ogni forma di razzismo vada arginata sul nascere. Per fortuna questo derby ha avuto la parola fine con la revoca della squalifica a Strootman.

LA PAROLA AL CAMPO – Sia chiaro. La Roma ha vinto nella aule della Corte d'Appello, ma i 3 punti si ottengono sul campo. Poter avere Strootman non significa aver vinto (certo sposta e tanto), significa avere la possibilità di giocare ad armi pari contro Milan e Juventus e non con un handicap deciso a tavolino. Qualche editoriale fa dicevamo di come più si tenti di arrivare in vetta e più la strada si fa in salita. Contro le grandi, quando la mente dei calciatori giallorossi è settata su “scontro diretto”, la Roma ha sempre fatto il suo; anche con defezioni importanti dell'ultimo minuto. Contro l'Inter mancò Nainggolan (entrato solo al 90° minuto), ma la vittoria arrivò reagendo, con Manolas, al pareggio beffa di Banega. Contro il Napoli, Spalletti perse alla vigilia Peres e Strootman, 1-3 con doppietta di Dzeko. Nel derby è venuto meno Salah, avendo perso nel corso della stagione Florenzi e con El Shaarawy inutilizzabile, 0-2 senza appello. Milan e Juventus hanno dimostrato di essere grandi con le piccole ma a corrente alternata contro le big. La Roma ha pensato da subito a un trittico di partite, uno slalom ad alta velocità, non solo alla stracittadina. Come fosse un episodio di James Bond: “Il derby non basta”. L'abbrivio c'è stato. Ora, come sempre, tornerà a parlare il campo, dove non ci sono razze, giudici sportivi, ma un pallone. Con Strootman. Ad armi pari.  


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