Il post-it mondiali sulla bacheca di Tiago Pinto
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Il 9 luglio si sono celebrati i 16 anni dal trionfo dell’Italia di Marcello Lippi nei mondiali tedeschi e in questi giorni si sprecano film, documentari, speciali e interviste varie sugli eroi di Spagna 1982, l’impresa dei quali ha compiuto i 40 anni. Tutto questo nell’anno dei mondiali, un anno dei mondiali anomalo perché normalmente la kermesse si sarebbe conclusa più o meno in questi giorni, mentre questa volta dovremo attendere ancora quattro mesi perché questa inizi.
Un’anomalia che, più che nelle abitudini degli appassionati, si rifletterà nei protagonisti: il calendario lo abbiamo già visto ed è un calendario supercompresso, con gare di coppe europee in settimane consecutive e un girone d’andata quasi tutto giocato tra agosto e novembre, che determinerà senz’altro la necessità di rose più lunghe e risorse da gestire con più parsimonia del normale, per evitare di arrivare al gong del 4 giugno del prossimo anno con troppi elementi fuori gioco.
Ma, senza pensare a quello che accadrà tra quattro, otto o undici mesi, già ora la prospettiva iridata può modificare le strategie dei vari club. In un anno dei mondiali normale, prendere un calciatore con lo stimolo di conquistarsi un posto nei 23 (ora 26) della sua nazionale poteva essere un plus: pensate a Maicon, che giocò una grande stagione nel 2013/2014 per poter far parte della selezione verdeoro nel torneo di casa. Il rischio poteva essere quello di vederlo poi svuotato nell’anno successivo, ma in quel caso c’era tempo e modo di rimediare con altre due sessioni a disposizione. In questo caso, con il torneo che spezza l’annata in due, prendere un calciatore nazionale o comunque nell’orbita delle scelte del suo CT può essere un rischio, sia per il post manifestazione - pensate a un calciatore reduce da una finale persa, o comunque da una grossa delusione - che per le settimane immediatamente precedenti, quando magari un contrasto in meno significa salvare la pelle e poter partire per il Qatar, e un contrasto in più significa invece rischiare di vedere i propri compagni realizzare il sogno di una vita da casa.
Non è una situazione del tutto nuova, perché siamo abituati a vedere squadre tecnicamente depauperate, per esempio, dalla Coppa d’Africa, ma questa è senz’altro una valutazione che tutti i DS delle squadre di vertice - e non - stanno facendo in questi mesi di trattative. E che va considerato quando si parla di mercato fatto bene o no, fatto presto o no, fatto seguendo i dettami dell’allenatore o no. Un post-it da tenere bene attaccato sulla propria bacheca.