Il puzzle di Spalletti
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Con sempre meno sabbia nella clessidra, Luciano Spalletti sta raccogliendo sempre più dati ed è sempre più vicino all’elaborazione di decisioni certamente non irrevocabili, ma che fungeranno da linee-guida da seguire almeno in questa già decisiva prima parte di stagione che sta per avere inizio. Prima di tutto, il modulo: se a Pinzolo il tecnico aveva lasciato le porte aperte alla difesa a tre o comunque a un modulo fluido, che potesse cambiare durante il match, in terra americana si è virati con più decisione verso una difesa a quattro e un centrocampo a tre, sia con un vertice basso (un regista), sia con un vertice alto (un incursore). Molto dipenderà dall’utilizzo o meno di Edin Džeko, che però sembrerebbe essere entrato maggiormente in sintonia con le idee di Spalletti, che continua a mostrare l’intenzione di renderlo (figuratamente e materialmente) il centro del suo reparto offensivo e che potrebbe mettere in campo una mediana più solida (e, partendo da questa ipotesi, l’acquisto di Diawara avrebbe una sua collocazione) per disegnare una squadra a lui più adatta. Attenzione però alla serie di coincidenze che hanno portato Mohamed Salah, Diego Perotti e Stephan El Shaarawy a non essere stati ancora contemporaneamente disponibili nel corso di queste settimane di preparazione, in cui di fatto l’unico falso nove è stato Francesco Totti, il cui utilizzo dal primo minuto nel playoff di Champions League resta comunque sconsigliabile. Il mercato, poi, renderà più facile capire la direzione in cui si muoverà la Roma: molto si giocherà sull’arrivo di un terzino destro dalle caratteristiche diverse da quelle di Florenzi e sull’eventuale cessione dell’unico regista presente in rosa (ruolo di cui la Roma ha bisogno, Spalletti dixit), quel Leandro Paredes ancora nel pericoloso limbo tra possibile rinforzo e possibile plusvalenza. A meno di tre settimane dall’appuntamento più importante dell’annata, Spalletti si avvia a completare il puzzle della sua Roma.