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Il ritratto della Roma

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

La piccola gioia del derby vinto non può cancellare un campionato in cui la Roma non ha centrato nemmeno l'obiettivo minimo dell'Europa League e si trova a dover difendere fino all'ultimo minuto l'accesso alla Conference League. Sicuramente per demeriti, ma anche per contingenze di cui è impossibile non tener conto: gli infortuni su tutto, ma anche limiti fisici e mentali all’interno delle singole partite, appalesatisi per lo più nei famigerati grandi appuntamenti, il cui tabù è stato sfatato proprio sabato scorso contro la Lazio, comunque la peggiore delle sei squadre meglio posizionate in classifica rispetto alla Roma. E proprio la stracittadina può essere uno dei tanti ritratti possibili della stagione giallorossa: una vittoria ottenuta con una prestazione in crescendo al crescere della sicurezza e della personalità messe in campo. Sicurezza e personalità che raramente si sono viste negli altri grandi appuntamenti - e in alcuni più piccoli nel finale di stagione - e che invece sono stati il cardine del percorso europeo, bruscamente interrotto nel momento in cui sono venute meno a Old Trafford. Non è un caso e non può esserlo anche considerato il fatto che, sulla Roma 2020/2021 e sulla sua guida tecnica, si sono posti dubbi anche oltre il lecito dal giorno zero, che hanno spinto questa squadra e il suo allenatore a dover dimostrare continuamente più del necessario anche in contesti in cui la classifica era più che sorridente. In situazioni del genere si può subire o rilanciare, e la Roma ha rilanciato finché le è stato possibile, salvo poi cedere di schianto in un modo che più fisiologico non si può. È questo il vero rimpianto di un campionato che la Roma avrebbe meritato di vivere in modo più normale e che si appresta a salutare guardando con fiducia al futuro dopo l’annuncio di José Mourinho: scorte che dovranno durare per quasi dodici mesi, e chissà se stavolta basteranno.


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