Il senso della sobrietà
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
DiBenedetto si era presentato sostenendo che la Roma fosse una principessa e di volerla trasformare in una regina, Pallotta aveva più prosaicamente detto di voler vincere lo scudetto entro 5 anni. Friedkin, ben consigliato dalla dirigenza romana, sta tenendo un profilo basso, bassissimo, praticamente rasoterra. Dalla definizione del closing non si è più sentito fino all’intervista al sito ufficiale della Roma, insieme a suo figlio Ryan. Un’intervista sobria, con zero proclami e con una metafora che ben si distacca da principesse e regine: “Riteniamo che la Roma sia un po’ come un gigante addormentato”. Parole di Ryan Friedkin ma cambia poco. Più che addormentata, la Roma sembra assuefatta alla cultura della non vittoria, da un senso di inadeguatezza che si insinua e prende possesso del corpo e, soprattutto, della mente. Questa ventata di entusiasmo è un toccasana e se i giallorossi dovessero partire subito forte in campionato si potrà finalmente respirare un’aria nuova e pulita.
I nuovi proprietari sono stati ben informati sulle ferite aperte nel tifo giallorosso, dalle vane promesse di vincere trofei alla richiesta di una maggiore onestà (intesa come trasparenza nei programmi) e presenza nella Capitale. Sulla presenza, a breve i Friedkin dovrebbero sbarcare a Roma mentre sull’onestà c’è poco da dire, dato che non ci sono stati proclami né promesse di imminenti vittorie: “Pazienza e lavorare sodo”, il sunto del discorso dei nuovi custodi del tifo giallorosso. Senza fronzoli, parlando poco e cercando di fare tanto. Come al solito, saranno i fatti a sentenziare.