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In attacco idee poco chiare

di Gabriele Chiocchio

Contro il Torino la squadra è tornata a mostrare il suo lato propositivo e - a tratti - dominante, con un possesso palla nella metà campo opposta (vale a dire quello che conta per essere pericolosi) insistito e veloce; quello che è mancato è la possibilità di concretizzare quanto seminato, vista l’assenza di una punta in grado di convertire in gol le azioni create. Al di là di discorsi di mercato triti e ritriti a cui non si può porre rimedio prima della fine della stagione, comincia a risultare oscuro cosa Garcia voglia al centro dell’attacco per finalizzare al meglio il gioco prodotto dalla squadra.

A Lille il tecnico di Nemours schierava come titolare Moussa Sow, non certo un fenomeno (oggi gioca al Fenerbahçe e le sue ultime apparizioni sui radar italiani sono le sfide contro la Lazio in Europa League di un paio di stagioni fa e lo scontro amichevole contro il suo mentore in amichevole ad agosto, in occasione della presentazione della squadra) ma in grado di timbrare 25 volte il cartellino nell’anno del titolo di Ligue 1. A Roma, Garcia non ha mai avuto un attaccante con le caratteristiche del senegalese, ma ha dimostrato di sapersi (o volersi) adattare agli uomini che ha solo in parte. Con Totti in forma ha potuto contare sul falso nueve, con il Destro in fiducia dello scorso anno ha mostrato un calcio gradevole anche con un centravanti più classico e in assenza dei due si è inventato l’assetto con il tridente piccolo.

Ma proprio quest’ultima soluzione, nata come terza via per sorprendere l’avversario di turno, è andata via via trasformandosi in un surrogato di un tridente con un centravanti di movimento che in rosa non c’è, con Gervinho o Iturbe posizionati davanti e risultati non certo esaltanti. Neppure l’arrivo di Seydou Doumbia, pur con attenuanti di carattere fisico (che però, arrivati a metà aprile, possono valere fino a un certo punto) ha convinto Garcia ha puntare con costanza su un unico terminale offensivo, schierando Totti non appena fosse in condizione e ruotando in continuazione il pacchetto.

La Roma non segna più di due gol in una partita dal 4-2 all’Inter del 30 novembre (sempre lui) e da quella data solo in cinque casi (contando tempi supplementari) ha superato la singola marcatura. Problemi di gioco e atletici, senz’altro, ma versioni del passato della Roma con guai analoghi sceglievano di contare su attaccanti, anche non eccezionali (o comunque non superiori a Destro e al miglior Doumbia), in grado di mascherarli in attesa di tempi migliori. A otto giornate dal termine e con un secondo posto da riconquistare difficilmente la Roma potrà modificare le sue intenzioni di gioco, ma, come in altri casi, un maggior sfruttamento delle risorse già presenti in rosa, forse, avrebbe contribuito a non dover ingaggiare un duello all’ultimo punto per un obiettivo vitale come l'accesso in Champions League.


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