L'amarezza degli errori
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
I miracoli, se accadono, lo fanno una volta sola. Rimontare quattro gol al Manchester United non era probabilmente roba per questa Roma, che si ferma a un passo dal prendere l’aereo per Danzica e dice addio all’Europa League. È stato un torneo in cui i giallorossi hanno dato il meglio di loro stessi e probabilmente non è stato un caso, vista l’impronta europea che Paulo Fonseca ha tenuto a dare alla sua squadra dal primo giorno in cui è entrato nel centro sportivo di Trigoria. Un cammino che ha mostrato un miglioramento, dopo un’edizione della passata stagione molto più balbettante, ma che ha evidenziato anche come la Roma non sia un’eccellenza, ma “solo” una buona squadra che ha sfoderato una grande performance nel corso della stagione, tanto a livello di rosa quanto a livello di collettivo. Probabilmente il maggiore margine di miglioramento era nella prima delle due voci, perché non si contano più gli errori individuali sia dietro che davanti: i primi hanno reso questa semifinale un Everest, i secondi sono stati degli scivoloni sulla via di una vetta lontana, ma che per qualche attimo si è anche scorta in mezzo alle nuvole. Due piani partita ben disegnati da Fonseca - a meno che si pensi che convenga portarsi dentro la propria area le grandi individualità del Manchester United, anziché tentare di tenerle lontane come è stato fatto finché le gambe e la testa hanno retto all’Old Trafford - mandati alle ortiche da troppe sbavature dei singoli. Una stagione amara da questo punto di vista e da quello degli infortuni: non è normale perdere quattro giocatori per problemi fisici in una eliminatoria e solo “grazie” al fatto di non poterne sostituire altri due - Diawara e lo stesso Smalling - che sarebbero altrimenti usciti anzitempo una settimana fa a Old Trafford e questo sarà sempre il rimpianto - se di rimpianto si può parlare, visto il comunque ampio scarto con cui la Roma viene eliminata - del doppio confronto. Un ormai passato che non si può più cambiare alle spalle, un futuro sempre a tinte portoghesi di fronte: cambierà tanto, ancora una volta, sperando che in quel tanto ci sia quel che realmente serve.