L'aria disincantata di chi si sta muovendo come un esperto navigante
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
La Juventus ha vinto, a fatica, contro il Benevento che deve fare ancora un punto in serie A.
Il Napoli ha pareggiato in trasferta a Verona, contro il Chievo.
La Roma aveva l'impegno più difficile e ha vinto 4-2, e sfiorando il quinto gol, in casa di un'ottima squadra come la Fiorentina. Giocare la Champions League logora, lo sappiamo, e le partite di questo turno ne sono la prova.
La Roma, pur avendo la gara più complicata, ne è uscita meglio di tutti. Vuoi per il turnover che sta già iniziando a dare i suoi frutti. Vuoi per l'entusiasmo di chi si sta rendendo conto che il lavoro sul campo sta pagando. La Roma sta volando a vele spiegate pur senza fare proclami. C'è un entusiasmo compassato, ovattato. Forse è questo il vero miracolo di Di Francesco. Passi il gioco, passi la difesa resa quasi bunker (magari non contro i viola), passi l'aver rivalutato Gerson. Passi tutto ma chi, prima di lui, era riuscito a far andare bene la squadra senza esaltare un ambiente solitamente psicopatico come quello giallorosso? Un ambiente dove, alle prime vittorie, l'entusiasmo soffia come il vento che amplifica un rogo. Un rogo che si espande in maniera incontrollata e incontrollabile. Non questa volta, almeno non al momento. Di Francesco mantiene l'aria disincantata di chi ne ha viste e sentite tante in vita sua. L'aria di chi vede i primi frutti del suo lavoro ma, come un artigiano, è attentissimo a ogni dettaglio per non rovinare tutto. Una parola fuori posto, una frase a effetto, tutto può aiutare o complicare la vita a Roma. Finora si sta muovendo come un esperto navigante, a dispetto della sua poca esperienza da allenatore. L'aver già giocato, e vinto, qui e l'aver lavorato da dirigente sicuramente sta aiutando.
Ora dovrà essere bravo a preparare una sfida come il derby, croce e letizia di una città che cerca di riemergere calcisticamente, dismettendo il provincialismo che l'ha spesso caratterizzata. La tifoseria stessa è maturata molto e ha consentito alla squadra di poter lavorare con relativa tranquillità.
Ora il derby, poi la Champions, continuando a lavorare sotto traccia, senza proclami e senza troppe pressioni ma con la consapevolezza che il momento peggiore sia passato. Il momento in cui, non avendo ancora introiettato i dettami del mister, la Roma aveva comunque necessità di vincere.