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L'ultimo passo

di Alessandro Carducci
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci

Alzi la mano il tifoso giallorosso nella cui testa non risuona, in maniera talvolta ossessiva, l’inno dell’Europa League. Dalla semifinale di ritorno contro il Bayer Leverkusen a Budapest, il tempo sembra essersi compresso talmente tanto quasi da scomparire. Abbiamo visto la Roma pareggiare con la Salernitana e perdere con la Fiorentina ma entrambe le gare, adesso, sembrano così lontane e così estranee da non essere mai esistite, da essere sovrapposte tutte in un unico momento. Un momento minuscolo in cui sono confluiti gli ultimi 10 giorni.

BUDAPEST - Già dalla giornata di oggi, invece, il tempo è tornato a espandersi, a dilatarsi, così come le notizie, gli approfondimenti e le decine e decine di contributi che vi stiamo proponendo per avvicinarci, tutti insieme, a un appuntamento storico per la Roma.
Con un inviato a Budapest, uno domani all’Olimpico e una redazione che sta lavorando incessantemente stiamo percorrendo gli ultimi passi, gli ultimi metri, di un percorso iniziato dalla Roma otto mesi fa e che ha visto i giallorossi penare, gioire, esultare, arrabbiarsi, essere quasi eliminati e risorgere ogni volta, mostrando un’incessante volontà di non arrendersi mai. Come ha detto Monchi alla vigilia: “Ciò che mi piace di questa Roma è il fatto che non perde, sono gli avversari a dover vincere”: una sfumatura sottile ma essenziale per descrivere la squadra di José Mourinho, che ben rappresenta il carattere e la personalità del suo allenatore. In attesa di scrivere l’ultimo atto di questa storia bellissima.
 


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