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La cessione di Destro è la promozione di Garcia. Il tecnico detta le basi per il mercato e... per il futuro

di Alessio Milone

La cessione di Destro è la dimostrazione più evidente che la Roma considera Garcia un punto fermo del proprio progetto. Sabatini e, dunque, Pallotta hanno fatto la loro scelta: Garcia intoccabile, la squadra verrà costruita attorno a lui, in base al suo stile, al suo modo di fare calcio. Via Destro, che ok sarà pure un gran talento, ma non entra nei meccanismi di gioco del tecnico, e dunque via l'ex Siena, e dentro uno tra Salah, Luiz Adriano e Konoplyanka, tutti giocatori molto diversi da Destro, tutti giocatori molto più vicini al gioco Garciano, passatemi il termine.

Ho sentito lamentele riguardo all'addio dell'ex Siena; giustamente, c'è chi non comprende come la Roma possa lasciar partire uno dei principali talenti del campionato. Destro è potenzialmente un campione, e posso dirlo senza poi dovermene pentire: se sarà bravo, lui, a non esagerare con ambizioni e voglia di essere protagonista, potrà diventare un punto fermo del calcio italiano, nazionale compresa. La Roma, però, vuole cederlo, perché il calciatore pretende di giocare di più (e questo se da un lato è voglia di affermarsi, dall'altro può essere vista come una mancanza di umiltà, una mancata voglia di voler aspettare il proprio turno) e perché in fondo le sue caratteristiche non sono - come appurato - neanche ideali per gli schemi di Garcia.

Gervinho e Iturbe: rapidi, veloci, il primo determinante, il secondo non ancora ma con tutte le potenzialità per diventarlo. Totti: monumentale, inamovibile. Destro: prima punta vecchio stampo, troppo lontana dalla concezione di attaccante di movimento concepita dal generale Garcia. Dunque, giù dalla torre Destro, e fiducia totale all'allenatore di una Roma che, allora, a meno di cataclismi e di disastri combinati dal francese (difficile) sembra aver dichiarato tra le righe, con questa operazione di mercato, che Garcia, nella Capitale, lo si avrà ancora per molto molto tempo. Una sorta di manager alla Ferguson? Sì, l'idea è quella, ed è anche piuttosto ambiziosa. Vincere nella Capitale non è mai facile, lo sappiamo, ma aver trovato un punto-base, lavorarci insieme e attorno, soprattutto dargli fiducia a lungo termine, è qualcosa che può assolutamente portare quei benefici utili a rendere la squadra giallorossa finalmente competitiva in Italia e in Europa.


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