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La netta differenza tra lo strapotere in attacco e la debolezza della difesa

di Luca d'Alessandro
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro

Lukaku illude, Zapata spegne tutto: gioa e titoloni sul centravanti belga e la Roma. A Torino finisce 1-1, per quella che, se fosse stata una bella serata per i tifosi giallorossi, sarebbe andata in scena una delle più belle sliding doors, con Lukaku a regalare i tre punti alla Roma, contro i granata di quel Zapata cercato a più riprese dal GM Tiago Pinto, prima di dirottare sul belga. Se avesse segnato Buongiorno, ovviamente, sarebbe stata una serata amara alla stessa maniera, perché il pareggio è arrivato quando il più era stato fatto per gli uomini di Mourinho. 

Il match ha comunque sottolineato come questa Roma abbia un potenziale offensivo di quelli che fanno paura. Non solo per il numero di maglia di Lukaku (il 90), ma basti pensare a quando l'intesa con Dybala si sarà affinata. Contro il Torino abbiamo avuto delle prove d'intesa e ogni volta sono stati dolori per la difesa granata. Altra cosa da sottolineare è che questo Lukaku è così accentratore e ricercato dai compagni che la Roma non è più Dybala dipendente, che non vuol dire mettere in secondo piano l'argentino campione del mondo, ma far capire il passo in avanti fatto. 

Ora, Lukaku-Dybala sono due top e già è difficile credere che giochino per questa Roma del settlement agreement con la UEFA, figurati pensare di poter avere altri due top in difesa. Tuttavia c'è una differenza netta tra attacco e difesa. Quella differenza che fa sì che questa Roma ancora non riesca a competere per la Champions League e si ritrovi già a -5 dal quarto posto (1 punto perso a giornata), ma come dice Mourinho: "La classifica non è vera".


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