La Roma non doveva essere questa
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Un punto in due partite un anno fa, un punto in due partite in questa stagione: molto cambia per non cambiare, in una Roma che ha progressivamente perso ogni goccia di fiducia del suo ambiente, che non ha fatto in tempo a rinfrancarsi dopo la permanenza di Dybala che già è ripiombato nella negatività dopo la terribile sconfitta contro l’Empoli di domenica scorsa, in una gara da cui non si può trarre nulla di buono in vista della sfida di domenica prossima contro la Juventus.
Sì, nulla, perché Daniele De Rossi ha inspiegabilmente fatto delle scelte di comodo e non finalizzate a mettere in campo una squadra che rispecchiasse le caratteristiche che vuole trasmettere ai suoi, almeno da quanto visto nelle prime amichevoli e da quanto carpito dalle sue dichiarazioni. La coesistenza di Soulé e Dybala oggi sembra più un modo di non rinunciare a nessuno dei due, per motivi diversi, senza in realtà trovare un modo efficace per farli giocare insieme; scegliere Cristante e non Le Fée significa non voler mollare quell’ormeggio di un porto sicuro che sicuro non è, visti i risultati del recente passato e poi anche del match contro i ragazzi di D’Aversa; le sostituzioni sono simbolo di non credere, in realtà, a quella che non è una propria idea, ma solo un modo di crearsi meno problemi possibile con i 67.000 e più presenti allo Stadio Olimpico.
Non doveva essere questa la Roma del nuovo corso, che deve mettere in campo un’energia che quella del recente passato, rispolverata domenica sera, ha dimostrato di non avere. De Rossi lo ha anche più o meno detto nel postpartita, ma non far seguire le azioni alle parole potrebbe avere l’effetto di aver sprecato sia due mesi di lavoro, per quanto intervallati da nazionali assenti, acquisti non puntuali e problemi con i visti, sia un calendario che sembrava fatto apposta per poter sia scegliere di mettersi subito alla prova con i nuovi concetti, che intanto fare punti e guadagnare ossigeno e tempo per le settimane successive. Gli undici mandati scelti contro l’Empoli non sembravano infatti neanche una formazione fatta per alleggerire il carico tattico di informazioni e provare a vincere una partita abbordabile in un modo più “semplice”, ma, appunto, degli invitati a una festa celebrata non si sa bene per quale motivo.
La Roma lascia dunque il mese d’agosto con in mano più punti che certezze di gioco, e questo è un delitto dopo tutto quello che si è detto e si è fatto (e ancora si deve fare) dal 16 gennaio a oggi: la paradossale speranza è quella di trasformare a breve il tutto in un rimpianto, perché oggi questa ipotesi si avvicina piano piano sempre più alla fantasia.