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Le certezze nuove e le certezze vecchie

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio

Si è parlato tanto delle cose che sono cambiate rispetto alla Roma delle passate stagioni: il modulo, l’aggressività, in generale la concezione di una squadra che, chiaramente, ha priorità diverse da quelle che aveva prima dell’arrivo di Mourinho. Si è parlato di meno delle cose che non sono cambiate o non sono ancora cambiate, che devono farlo o che non lo faranno. 

Impossibile non partire dagli errori individuali, che nella scorsa stagione hanno condannato la Roma più di quanto abbiano fatto le mancanze collettive. Quello di Rui Patricio - preso per sostituire i vari Pau Lopez e Mirante, che sono costati più di qualcosa nell’ultima annata - è stato sesquipedale e per questo, si spera, irripetibile: inutile fare il giro lungo e prendersela con la tendenza a ricominciare da dietro piuttosto che buttare via il pallone, perché il retropassaggio di El Shaarawy che ha portato al vantaggio del Belenenses era contemplato in quel contesto e semplice da gestire, seppur non perfetto. Una situazione che si ripeterà abbastanza spesso quando le partite varranno punti e passaggi di turno e che non dovrà (più) essere motivo di preoccupazione, perché non è una cosa fuori dal mondo come viene a volte raccontata. E che, fortunatamente, possono sbagliare anche altri, come accaduto nel secondo tempo. 

“Certezze” dietro, ma certezze anche davanti: l’ampiezza occupata da Rick Karsdorp era un’arma fondamentale prima e continuerà a esserlo anche ora, ma con l’obbligo di trovare maggiore equilibrio. Da quinto l’olandese non aveva problemi a essere un riferimento offensivo, con la difesa a quattro serve trovare i modi e i momenti giusti per farlo, anche in relazione a chi gioca dall’altro lato. 

Con un “non terzino” come Tripi, spesso oppostogli sulla linea arretrata, il numero 2 si può muovere in dinamiche simili al passato; già con un Calafiori il discorso si complica, perché se la fase di inizio azione è mitigata dalla discesa di un centrocampista, quella di sviluppo va progettata pensando anche a quando il pallone lo si perde. Il tutto, in attesa del ritorno di Leonardo Spinazzola, con cui le fasce diventerebbero terra di conquista ma anche zona di pericolo visto il modulo adottato. E chissà che, durante la ricerca di questo equilibrio, Mourinho non possa pensare a un passaggio intermedio con un Ibanez impiegato più a lungo sulla fascia.

Tra il vecchio e il nuovo, la Roma continua dunque la sua preparazione, con l’obiettivo Conference League sempre più vicino e adesso anche tangibile dopo il sorteggio dei playoff. Il primo scorcio di stagione sarà fondamentale per mettere le basi per l’intera annata: che siano vecchie o nuove, conterà avere più certezze possibile.


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