Lo scudo spaziale di Walter Sabatini
Ha fatto discutere l’intervista di Walter Sabatini ai microfoni della radio ufficiale giallorossa. Tra le dichiarazioni rilasciate dal direttore sportivo della Roma, spiccano infatti quelle relative all’ultimo mercato invernale: “Questa squadra avrebbe avuto bisogno adesso di un paio di zampate vincenti, ho fatto delle scelte a gennaio, Ibarbo e Doumbia, molto forti, e magari ho sbagliato tempi e modi per motivi diversi. Ibarbo veniva da un infortunio, Doumbia da una sosta lunga di campionato, forse avrei potuto fare scelte diverse incentrate più sull'immediatezza e saremmo ora a parlare di un'altra squadra”.
Quanto accaduto in mattinata rappresenta senz’altro una novità, se non generale, almeno rispetto a quanto accaduto a livello comunicativo in questi ultimi due mesi, in cui allenatore e giocatori, chiamati in causa in sala stampa o davanti a un microfono, hanno spesso evitato di parlare di possibili errori commessi, limitandosi a constatare gli aspetti negativi emersi nelle gare giocate e, nel caso di Garcia, cercando di spostare l’obiettivo sulle (poche, a dire il vero) cose buone viste sul terreno di gioco. Una chiusura a riccio che ha destato nell’ambiente qualche perplessità e la preoccupazione che dentro Trigoria si fosse perso il bandolo della matassa, con i risultati certamente non positivi a darne dimostrazione pratica.
Ammettere i propri errori è il primo passo per correggerli, ma non l’unico, e appare improbabile che solamente oggi, con la squadra che non ottiene i tre punti in casa dal 30 novembre e che in questo periodo di tempo ha vinto solamente tre volte in campionato più una ai tempi supplementari in Coppa Italia contro l’Empoli, ci si sia accorti dei problemi palesati dalla squadra. In una conferenza stampa del luglio del 2012, con Zdenek Zeman da poco sedutosi sulla panchina della Roma, Sabatini dichiarò che la scelta del boemo non era uno “scudo spaziale per difenderci tutti e permetterci di fare sciocchezze”. Oggi, è stato proprio il direttore sportivo ad alzare lo scudo spaziale e a cercare di convogliare su di sé almeno una buona parte delle critiche, assumendosi pubblicamente la responsabilità della tempistica poco felice di alcune mosse fatte sullo scacchiere del calciomercato. Al di là della difficilmente discutibile sincerità del DS (vedansi le precedenti conferenze stampa in cui, seppur in limitate quantità, Sabatini ha dato risposte precise e circostanziate anche a domande spinose), questa scelta sembra avere come scopo un allentamento della pressione sulla squadra e anche su Garcia, che spesso in passato si è fatto carico, grazie al credito rapidamente guadagnatosi, delle responsabilità dei giocatori e che ora a sua volta ha bisogno di sostegno come ogni allenatore di una squadra in un momento come quello che sta passando la Roma.
I segnali sono piuttosto evidenti: nonostante tutto, la Roma crede ancora di poter cavare qualcosa di buono da questa stagione e si sta cercando in ogni modo possibile di tenere in carreggiata un’auto che nei prossimi dieci giorni affronterà due bivi decisivi come la sfida di ritorno di Europa League a Rotterdam e la partita con la Juventus allo Stadio Olimpico. Prendere la direzione sbagliata significherà trasformare definitivamente un’annata che doveva (e poteva) essere indimenticabile in una stagione in cui l’obiettivo diventerà limitare la perdita a solo un anno di tempo. E in caso negativo, difficilmente le parole salveranno la situazione.