Motivazioni
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Nella vita, le motivazioni sono fondamentali. Il calcio non fa eccezione e se è vero che la tecnica e l’organizzazione tattica sono i pilastri di una squadra non si può trascurare l’aspetto motivazionale.
La storia è piena di buoni calciatori che si trasformano da un anno all’altro, solo grazie a una maggiore motivazione, per non parlare di squadre che modificano totalmente il proprio rendimento quando l’allenatore riesce a toccare le corde giuste e a formare un gruppo solido e affamato.
La Roma, al di là di qualche passo falso, sta facendo un ottimo campionato anche grazie a una forte motivazione di molti suoi elementi: partiamo da Paulo Fonseca, trattato fino a un paio di mesi fa come lo scemo del villaggio, che ha una gran voglia di far bene con la Roma per dimostrare di essere un allenatore da grande squadra. Nonostante un rendimento non perfetto, non si può certo discutere delle motivazioni dei due portieri: uno vuole giocarsi al massimo la sua occasione a fine carriera, l’altro vuole evitare di essere catalogato come acquisto sbagliato. Il reparto difensivo vede in Smalling la volontà di ripagare la Roma per aver lottato per il suo acquisto ed è pieno di giovani affamati e desiderosi di affermarsi, come Mancini, Ibanez (scartato dall’Atalanta) e Kumbulla. Proprio l’essere stato scartato da una squadra, l’Inter, è stata la molla decisiva per Spinazzola, rinato dopo il clamoroso mancato passaggio alla squadra milanese. Sull’altra fascia, Karsdorp ha rifiutato qualsiasi destinazione pur di dimostrare di poter giocare a Roma mentre Bruno Peres vuole fare di tutto per meritare il rinnovo del contratto. A parte Diawara, in calo, anche i centrali di centrocampo hanno voglia e grinta: Pellegrini è romano e romanista, vuole vincere per sé ma soprattutto per la sua squadra e anche quando siede in panchina partecipa al gioco come un tifoso. Veretout è nel pieno della sua maturità calcistica e vuole rimanere al top, Cristante vuole dimostrare di potersi adattare ovunque mentre Villar ha fame di emergere e la testa giusta per reggere il triplo salto carpiato, che l’ha portato dalla Serie B spagnola a Trigoria.
Pur non essendo giovani, la stessa fame si riscontra nei tre tenori in avanti, da Pedro a Mkhitaryan (il giocatore della Roma a percorrere, in media, più km in ogni gara) per finire a Edin Dzeko, la cui voglia di vincere e lo spessore vanno al di là dell’età e degli obiettivi di squadra.